domenica 31 gennaio 2021

Foto di minori sui giornali

Si possono pubblicare sui giornali fotografie di vittime minorenni? Si può prendere una foto o screenshottare un video con un minore da un social e poi pubblicare le immagini sulla testata? La deontologia giornalistica, nello specifico la Carta di Treviso, non lascia spazio a interpretazioni: «Il fondamentale diritto all’informazione può trovare dei limiti quando venga in conflitto con i diritti dei soggetti bisognosi di una tutela privilegiata». 

Il minore è un soggetto bisognoso di tutela privilegiata, il suo sviluppo armonico ed equilibrato è il limite invalicabile di fronte al quale anche il diritto di cronaca (che, quasi, non conosce limiti) deve rallentare. 

Le domande tornano però a farsi pressanti perché la cronaca in queste settimane si è trovata segnata dai terribili casi dei minori che si sono suicidati in seguito a una sfida nata su TikTok. 

Un bambino su una panchina

In molte redazioni, dunque, si è riproposta la domanda: diamo la notizia con o senza foto del minore che si è tolto la vita? Banale dirlo, in questi casi la fotografia può fare la differenza anche in termini di vendite e di clic. «La fotografia è metà della notizia se non tre quarti», direbbe qualche caposervizio. I giornali in questi giorni si sono mossi a seconda della sensibilità delle singole redazioni: alcune testate hanno cercato sui social le foto dei minori e le hanno messe in pagina, spesso pixelando gli occhi o il volto intero, altre invece hanno deciso di non pubblicare le immagini dei minori coinvolti. 

La Stampa il 26 gennaio scorso ha dato notizia di un aggiornamento della Carta di Treviso, proprio legato a questi fatti di cronaca e alla pervasività dei social network. L’aggiornamento è coordinato da Franco Elisei, presidente dell’Ordine dei giornalisti regionale delle Marche, e potrebbe essere presentato all’Ordine nazionale per l’approvazione già entro la fine della primavera. 

Elisei ha espresso forte preoccupazione per la deriva che il giornalismo online sta prendendo, definendola una «corsa al ribasso» nella quale si rischia di fare a gara per un clic in più, dimenticando la notizia

Il presidente dell’Ordine, Carlo Verna, ha rilasciato alla collega Anna Masera una dichiarazione che sta facendo discutere: «Quando sei morto, sei morto, il diritto di cronaca prevale anche sulla tutela dei minori. Come li tuteli una volta che sono morti? Andavano tutelati prima semmai. Da morti vale “la livella” di Totò». 

Presidente, ancora non sappiamo in quale direzione andrà l’aggiornamento della Carta di Treviso, ma una cosa è certa: i minori deceduti si tutelano evitando di prendere le loro foto dai social per sbatterle in prima pagina. Questo lo fanno già online decine di siti di quarta categoria, sempre in cerca di clic e pubblicità a ogni costo. Siti gestiti da non giornalisti, che hanno come unico obiettivo quello di aumentare le visualizzazioni. Non danno notizie, non fanno cronaca, ma piegano la realtà a ciò che i naviganti vogliono trovare. Non importa che si tratti di curiosità morbosa, litigi forzati, allarmi e complotti o privacy da calpestare. 

Quando una testata giornalistica per timore di "arrivare dopo", di perdere clic e condivisioni, si mette a gareggiare con queste realtà virtuali ha perso tutto. Lasciamo che questi siti e blog, che rendono più selvaggia la giungla del web, combattano per i profitti della pubblicità. Noi facciamo giornalismo, è un'altra cosa. 

Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2021/01/notizie-e-pirati.html 

(Image by Michal Parzuchowski from Unsplash)

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