Boom di minacce ai giornalisti: nel 2020 +87%. È questo il dato che emerge dal Centro di Coordinamento sugli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, convocato ieri dal Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese dopo le intimidazioni registrate nelle ultime settimane ai danni del quotidiano toscano Il Tirreno (vedi aggressione al giornalista Matteo Scardigli).
Ne dà notizia oggi Il Fatto Quotidiano, a pagina 13, segnalando che il Centro ha monitorato (nel 2020) 163 episodi intimidatori, episodi che nel 2019 erano stati 87. In forte crescita insulti, intimidazioni e manifestazioni di odio sui social, che rappresentano oltre il 40% degli atti contro i giornalisti, con la crescita di un sentimento che rifiuta il diritto di cronaca, che non lo riconosce più (vedi minacce di morte alla redazione del Piccolo di Alessandria).
Il covid-19 ha avuto un duplice impatto sul settore dell’informazione: da un lato ha accentuato una crisi strutturale che dura almeno dal 2008, rendendo ancora più fragili i contratti dei tanti precari che operano ogni giorno sul territorio nazionale, dall’altro ha limitato gli spostamenti e le occasioni di incontro e confronto. Sono state cancellate le conferenze stampa, gli incontri pubblici, i dibattiti, e le comunicazioni istituzionali sono diventate quasi esclusivamente comunicati stampa. O, peggio, veline.
In questo scenario, i giornalisti che hanno continuato ad andare a caccia di notizie in strada (spesso giovani, freelance, precari) si sono trovati esposti non solo al rischio del contagio, ma anche alla rabbia della gente, che ha visto i giornalisti come «spie», «servi del potere», «pennivendoli», e conviene fermarsi qui (vedi aggressioni ai giornalisti Valerio Lo Muzio e Maurizio Papa).
Insulti offensivi e ingiusti, peraltro spesso affibbiati ai famosi collaboratori esterni precari, che dei problemi ideologici delle redazioni hanno ben poca responsabilità e che meriterebbero maggiore protezione (vedi editoriale di Alberto Spampinato a riguardo).
L’attenzione delle istituzioni è alta, come ha confermato il ministro Lamorgese: «I giornalisti rappresentano una categoria da curare in modo particolare, perché garantiscono la circolarità delle notizie e rappresentano una componente fondamentale della nostra democrazia».
E rimane alto anche l’impegno dell’Ordine dei Giornalisti: «Occorre dare grande pubblicizzazione a iniziative come quella del Viminale – ha concluso Carlo Bartoli, presidente OdG Toscana –, anche per incoraggiare colleghi che non lavorano in grandi redazioni e che hanno maggiore difficoltà a sentire la vicinanza della categoria».
Istituzioni, giornalisti e cittadini insieme per ridare ossigeno alla libertà di stampa. Per difendere il diritto di sapere.
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(Image by Matt Chesin from Unsplash)
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