Si è aperta nel ricordo di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin la giornata conclusiva del Seminario dell'Università di Roma Tor Vergata in collaborazione con Ossigeno per l'Informazione e Ordine dei Giornalisti del Lazio su “Fake news e violazioni della libertà di stampa”.
La giornata era dedicata a “Gli ostacoli al buon giornalismo in Italia”, un tema che impone la domanda: cos’è il buon giornalismo?
«È la linfa della democrazia – ha spiegato Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno –. Non è solo la soddisfazione di un bisogno di informazione, è ciò che rende la società in cui viviamo una comunità partecipata. Il giornalismo rende partecipi i cittadini di tutti i fatti rilevanti».
Perché il buon giornalismo possa continuare ad essere linfa della democrazia però, il ruolo dei lettori è fondamentale: «Servono lettori più esperti e più consapevoli – ha ricordato il direttore di Ossigeno –. Come abbiamo formato consumatori di alimenti più consapevoli, determinando un cambiamento anche nella produzione agroalimentare, così dobbiamo avere anche lettori più consapevoli ed esigenti».
Un tema affrontato più volte anche sulle pagine virtuali di questo blog, in modo particolare in relazione all’infodemia, la grave pandemia informativa che continua a correre parallela all’emergenza sanitaria, sociale ed economica. Come il consumatore al supermercato, o nel piccolo mercato, cerca il prodotto di qualità, legge con attenzione l’etichetta dell’alimento, pretendendo di conoscerne la provenienza, la lavorazione, spesso anche le condizioni dei lavoratori coinvolti. Così è chiamato a fare il lettore.
Leggere, e magari rilanciare, un articolo trovato su un sito ma copiato e incollato da un altro sito, citato integralmente spesso senza fonte, senza link originale, senza premessa né contestualizzazione, significa acquistare un alimento abbandonato nello scaffale dei prodotti scontati all’80%, ricoperto solo una leggera pellicola trasparente, senza etichetta né data di scadenza.
L’ultimo episodio? L’articolo “I vescovi USA contro il vaccino Johnson & Johnson”, scritto per il blog “Il parco di Giacomo” e qui pubblicato giovedì 18 marzo 2021, rubato il giorno successivo da un blog chiamato “Chiesa e post concilio”, che lo ha copiato e incollato integralmente, compreso titolo e foto, senza neanche citare nome dell’autore e blog.
Chi lo ha rubato è evidente, anche se spesso si tratta di siti e blog i cui responsabili rimangono anonimi, ma chi lo ha scritto? Quale giornalista ha cercato e verificato la notizia? Chi ha pagato il giornalista per questo lavoro di ricerca, verifica e scrittura? Qual è il contesto nel quale questo articolo è stato pubblicato? Queste sono le domande che il lettore deve imparare a porsi quando si trova di fronte un articolo copiato e incollato da un altro sito.
Copiare e incollare articoli non è solo un illecito, non è solo un danno per il giornalista derubato del suo lavoro (ancora una volta vengono colpiti maggiormente giovani giornalisti e precari), ma è anche un’offesa al senso critico del lettore, che viene privato della possibilità di riconoscere meriti e responsabilità all’autore originario, e della possibilità di verificare a sua volta la notizia, di approfondirla.
I lettori, come alla ricerca dei cibi più sani e prodotti nel rispetto delle materie prime e dei lavoratori, sono chiamati a chiedere sempre l’etichetta degli articoli. È una questione di libertà.
Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2021/01/notizie-e-pirati.html
(Image by Thought Catalog from Unsplash)
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