martedì 1 dicembre 2020

A Natale, dona un libro al bosco di Rogoredo

A Natale non esiste regalo migliore di un libro, e chi frequenta questo blog da un po’ sa che non ci stanchiamo mai di ripeterlo. Regalare un libro significa regalare la chiave di accesso a un mondo magico, significa regalare il biglietto di un viaggio potenzialmente infinito. E significa anche dare una mano a un settore che combatte una crisi profonda: come raccontato più volte durante gli incontri nelle scuole, il prezzo di copertina del libro sa fare magie. Infatti è capace di dividersi e portare ristoro a tante persone: la libreria, il distributore, l’editore, l’autore. 

L’iniziativa “Dona un libro al bosco” si propone però di dare anche un altro ristoro, un ristoro spirituale. L’obiettivo è raccogliere libri che saranno distribuiti in occasione del Natale ai ragazzi che vivono la lunga notte del boschetto di Rogoredo. 

Natale regala libro

A pensare questa raccolta natalizia è stato Simone Feder, psicologo della Casa del Giovane di Pavia, che in una intervista ad iFamNews ha raccontato la vera natura di questo non-luogo. Regalare libri a chi popola il bosco significa: «Trasformarlo da luogo di perdizione in luogo di ricerca – scrive Feder –. È quello che oggi i ragazzi stessi ci chiedono di fare. È stupefacente rendersi conto di quanto la fame di sapere, di racconti, di storie lontane possa superare a volte anche quella di cibo. Aiutateci a permetter loro di non smettere di sognare, di crescere e di scoprire realtà di cui appassionarsi, per avere nuovi obiettivi e nuove speranze, nuova vita». 

Come partecipare? Scegli il libro o i libri che vuoi donare e spediscili a Comunità Casa del Giovane – Ufficio area dipendenze – Via Lomonaco, 43 – 27100, Pavia. Sulla busta scrivi “Un libro per il bosco”. Chi dona il libro è invitato anche a scrivere una dedica, così da regalare cultura e speranza. 

Dona un libro a Rogoredo

E la speranza è il motore di tutto, come scrive ancora Simone Feder al termine dell’ennesima nottata nel bosco: «Quanto è difficile capire una persona che vive una quotidianità disperata. Giorni, ore e minuti scanditi dalla totale assenza, non solo di soddisfazione dei bisogni primari, ma anche di quella piccola luce che porta a pensare che tutto può migliorare: la speranza. È agghiacciante ammetterlo e osservarlo in ogni campo, ma i nostri occhi si stanno purtroppo abituando all’oscurità, a ciò che non vogliono vedere, a raccontare fatti di cronaca che ci attraversano come se fossimo fatti di niente. Ci sono anime senza speranza che purtroppo hanno toccato il fondo e non riescono a fare altro che iniziare a scavare… altro che risalire! 

Agganciare chi vive nella disperazione più nera non può però voler dire obbligarli a scavare di più perché non siamo pronti a dar loro soluzioni fuori dalla buca. La risposta al loro bisogno va data soprattutto in chiave esistenziale, dobbiamo essere pronti ad offrire loro una mano, avere il coraggio di sporcare anche le nostre per tirarli fuori dal quel pozzo nero e fagocitante. E, una volta agganciati, dare a loro ciò che serve per soddisfare i loro bisogni primari: lavarsi, nutrirsi, vestirsi... Aiutarli a recuperare quella dignità umana in assenza della quale sono costretti a scappare e nascondersi. 

Alcuni, dentro questa loro perdizione, sono come l’acqua in discesa che non si riesce a fermare, ma quando si riesce a stabilire con loro una relazione, quando ti riconoscono come amico, anche le acque più burrascose imparano a fermarsi. Da quel momento, da quando la possibilità di fidarsi inizia ad essere per loro una luce concreta e reale, il tempo per loro non sarà più lo stesso». 

Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2016/11/cosa-regalare-natale.html 

(Image by congerdesign from Pixabay)

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