giovedì 10 dicembre 2020

Natale in famiglia, Natale nel cuore

«Senza famiglia non è Natale». È questa la frase che echeggia maggiormente sui social, dove le proteste per le restrizioni anti Covid-19 a Natale continuano a crescere. Qualcuno, con malignità, potrebbe definirle “inedite”, dato che solitamente in questo periodo sui social veniva riversato il fastidio di dover rivedere parenti lontani (e poco amati). Ma ecco la pandemia, e tutto cambia nella scala di valori. 

Sono ancora importanti i regali, ma la vera gioia è lo scambio dei pacchetti, sono le mani che si sfiorano, senza gel igienizzante al seguito. I sorrisi dei parenti più anziani, che raccontano quelle storie di famiglia che ormai tutti conoscono, le battute dei parenti “simpatici a tutti i costi”, le domande invadenti su fidanzamenti, carriera e stipendio, i baci umidi dati in abbracci così stretti da schioccare nei timpani, e quanto altro ancora. 

Negozi addobbi Natale

Natale è la festa delle radici per eccellenza. È quel bagno di consapevolezza che riporta con i piedi per terra dopo un anno di maschere. Lì, in quella famiglia che bacia troppo forte e fa domande troppo private, si può essere finalmente se stessi. Si può riconoscere la propria storia e le tracce lasciate da chi è venuto prima di noi. Anche nei preparativi per la festa, che puntualmente degenerano in discussioni. 

In questo 2020 così tormentato si è riusciti a litigare anche per la Messa di mezzanotte del 24 dicembre, trascinando nel dibattito persone che non partecipano alla celebrazione nella notte di Natale da una vita. Un bel tutti contro tutti, che di questi tempi aggiunge un po’ di benzina a un incendio ormai indomabile. Che peccato. 

E che dire dell’omaggio che papa Francesco ha fatto all’Immacolata, alle 7 del mattino sotto una pioggia battente? “Vergogna, vergogna, vergogna, doveva farlo alle 15 come sempre”. Ecco il pericolo più grande per questo Natale: la rabbia. La rabbia furibonda che si fa ideologia. E che non permette di vedere un Papa anziano che da solo prega in una Roma deserta; porta un mazzo di fiori alla Madonna, lo dona come omaggio, poi rimane in piedi tenendosi l’ombrello mentre dal cielo si scatena un nubifragio. E se di fronte a questa fragilità, che è la fragilità di tutto il mondo, esplode la rabbia, allora si è perso qualcosa di grande. Prima della fede, si è perso l’umano

Meglio non pensarci però, ora la priorità è trovare un modo per aggirare le norme contro la pandemia. Capire come celebrare lo stesso dopo le 22 nonostante il coprifuoco, capire come andare in vacanza superando i confini comunali e regionali, capire insomma come fare ciò che si vuole. Chissà, magari il silenzio dell’Avvento può liberare il cuore dalla rabbia: non sarebbe il regalo più grande? Tornare liberi dalla leonitudine da tastiera perenne. 

Il vaccino, la crisi economica, il Mes, il futuro dei giovani, il presente degli anziani, la spiritualità, le relazioni: si può affrontare un cambio d’epoca con un sacco pieno solo di armi e di slogan ciclostilati in proprio? Al termine di questa pandemia resteranno tante macerie. Allora ci sarà bisogno di pale per liberare chi è rimasto sotto i crolli, di mattoni per ricostruire, di libri per sperare, di giornali per conoscere. Ma soprattutto ci sarà bisogno di volti amici. 

Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2019/12/novena-di-natale-manca-ancora-il-bonus.html 

(Image by Artem Kniaz from Unsplash)

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