sabato 6 febbraio 2021

Giornalismo e Giornata per la Vita

«Grande e grave è la responsabilità degli operatori dei mass media, chiamati ad adoperarsi perché i messaggi trasmessi con tanta efficacia contribuiscano alla cultura della vita. Devono allora presentare esempi alti e nobili di vita e dare spazio alle testimonianze positive e talvolta eroiche di amore all'uomo; proporre con grande rispetto i valori della sessualità e dell'amore, senza indugiare su ciò che deturpa e svilisce la dignità dell'uomo. 

Nella lettura della realtà, devono rifiutare di mettere in risalto quanto può insinuare o far crescere sentimenti o atteggiamenti di indifferenza, di disprezzo o di rifiuto nei confronti della vita. Nella scrupolosa fedeltà alla verità dei fatti, sono chiamati a coniugare insieme la libertà di informazione, il rispetto di ogni persona e un profondo senso di umanità», così scrive papa Giovanni Paolo II il 25 marzo del 1995 nella lettera enciclica “Evangelium Vitae”, un’enciclica che vale la pena rileggere in prossimità della 43° Giornata per la Vita

Lanterna nella notte

Il pontefice polacco ha fotografato in questo libricino un tassello fondamentale del proprio magistero: la difesa della vita. Non c’è sviluppo economico, non c’è accrescimento culturale, non c’è vera ecologia, se non si custodisce l’umano. In modo particolare quando è più fragile, quando non è ancora nato, quando è anziano, quando soffre, anche quando è sporcato dal male

In fondo, cosa c’è di più umano di custodire l’umano? Prima ancora della fede, c’è un’umanità da riscoprire, quell’umanità che invita a riconoscersi tutti fratelli, quell’umanità che naturalmente rende il cuore allergico alla guerra, ai soprusi, all’omicidio, alla violenza. 

Per papa Giovanni Paolo II questo è stato un filo rosso da non abbandonare mai, neanche di fronte alle nuove tempeste del tempo: eutanasia ed eugenetica. Parole solo apparentemente nuove, scientifiche, asettiche, in realtà intrise di quella ideologia «vite non degne di essere vissute» che sempre ritorna nella storia dell’uomo, che sempre si fa timoniera di una dittatura, ma che non si ripresenta mai con la stessa maschera. 

Per questo il papa oggi santo richiama anche la stampa al proprio compito di sentinella, un compito congeniale: chi ogni giorno deve osservare, raccontare e analizzare la realtà ha gli strumenti per riconoscere i lineamenti di una nuova ideologia antiumana. E ha il dovere di darne notizia. Non perché cattolico, non perché armato della spada di verità, non perché profeta. Semplicemente, perché giornalista. 

Così, fa scuola l’intervista “Barbablù e il Mondo Nuovo”, che Oriana Fallaci concesse al Foglio il 31 marzo del 2005. Oriana aveva assistito impotente all’agonia di Terri Schiavo, che vogliamo ricordare come Terri Schindler, un’agonia lunga due settimane, due settimane senza acqua né cibo. 

Le parole di Oriana furono lo strappo nel cielo di carta del politicamente corretto, scossero le coscienze, urtarono equilibri rassicuranti e misero i lettori faccia a faccia con la vera storia di Terri. Le parole di Oriana permisero ai lettori di conoscere la verità su Terri Schindler. E la stampa non può tacere la verità. 

Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2021/02/una-luce-per-la-vita.html 

(Image by Vladimir Fedotov from Unsplash)

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