C’è un silenzio misterioso e sottile nelle chiese di
Pavia in questi giorni. Dove sono i canti? E la voce del sacerdote? Perché l’assemblea
non risponde? Chi avrebbe mai pensato, anche solo pochi mesi fa, di vivere una
situazione del genere? Le scuole chiuse, le gallerie dei centri commerciali con
le serrande abbassate, gli uffici pubblici semideserti, con il personale armato
di mascherine e guanti. E poi le Messe, celebrate a porte chiuse. Una
sofferenza, un grande sacrificio chiesto ai fedeli, per di più proprio all’inizio
della Quaresima.
Ma anche l’occasione, per tante diocesi, per rimboccarsi le maniche e organizzare dirette speciali in collaborazione con radio e televisioni locali. Per riscoprire l’importanza di un giornale diocesano, di una radio diocesana: strumenti preziosi di informazione e comunicazione tutto l’anno, in questi giorni sono diventati veri ponti di spiritualità e aggiornamento per la comunità cristiana e civile che vive la città.
Ma anche l’occasione, per tante diocesi, per rimboccarsi le maniche e organizzare dirette speciali in collaborazione con radio e televisioni locali. Per riscoprire l’importanza di un giornale diocesano, di una radio diocesana: strumenti preziosi di informazione e comunicazione tutto l’anno, in questi giorni sono diventati veri ponti di spiritualità e aggiornamento per la comunità cristiana e civile che vive la città.
A Pavia ad esempio, per
consentire a tutti i fedeli di vivere uniti in preghiera la Messa del Mercoledì
delle Ceneri, che il vescovo ha scelto di celebrare nella chiesa di Trivolzio,
accanto all’urna di San Riccardo Pampuri, si è creata una vera e propria rete:
don Gabriele Maini ha messo a disposizione il suo canale YouTube e la sua
strumentazione per la diretta, don Daniele Baldi ha preparato un libretto
pensato appositamente per la preghiera in casa, la redazione del giornale Il
Ticino e il sito della diocesi hanno diffuso la notizia e il materiale, e
mercoledì quasi 1.000 persone hanno pregato con il vescovo grazie alla diretta streaming. Intanto, i sacerdoti della diocesi continuano a celebrare la Messa, annunciandola
alla città attraverso il suono delle campane.
Ieri l’Arcivescovo di Milano,
mons. Mario Delpini, in una lunga intervista ad Avvenire ha parlato di una «situazione
non desiderata né desiderabile, che intralcia molte iniziative. Ma può essere
occasione che aiuta a far crescere il desiderio di essere Chiesa». Entrare in
chiesa questa mattina e restare in silenzio a pregare invece che partecipare
alla celebrazione eucaristica è stato straniante, ma forse sarà un seme gettato
nella coscienza, per riaccendere la fame della Messa.
La sofferenza per questa situazione fragile e inedita è forte anche nel cuore dei vescovi e dei sacerdoti, lo ricorda ancora nell’intervista mons. Delpini: «Per noi è una pena celebrare le Messe senza fedeli. Lo abbiamo fatto col desiderio di non contribuire alla diffusione del coronavirus. Ma che sia una scelta risolutiva... Noi non l’abbiamo voluta: abbiamo solo ascoltato le preoccupazioni delle autorità civili ed eseguito le indicazioni della Regione Lombardia. E sappiamo anche che la comunione dei santi è più reale della compresenza in un luogo fisico».
La sofferenza per questa situazione fragile e inedita è forte anche nel cuore dei vescovi e dei sacerdoti, lo ricorda ancora nell’intervista mons. Delpini: «Per noi è una pena celebrare le Messe senza fedeli. Lo abbiamo fatto col desiderio di non contribuire alla diffusione del coronavirus. Ma che sia una scelta risolutiva... Noi non l’abbiamo voluta: abbiamo solo ascoltato le preoccupazioni delle autorità civili ed eseguito le indicazioni della Regione Lombardia. E sappiamo anche che la comunione dei santi è più reale della compresenza in un luogo fisico».
È il
momento di restare uniti, di riassaporare la straordinarietà di riti che
rischiamo di dare per scontati. Pensando a quei cristiani nel mondo che
partecipano alla messa con il pericolo di subire attentati, ogni domenica. Pensando
a quei piccoli paesi dove, per mancanza di sacerdoti, la messa viene celebrata
una volta sola a settimana. Pensando ai tanti ammalati, confinati in casa o in
una camera d’ospedale, agli anziani delle case di riposo, spesso soli e senza un conforto amico. Oggi la comunione dei
santi è reale, è vicina più che mai. Vegliamo con speranza.
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