sabato 7 marzo 2020

Perché dobbiamo stare a casa

Parliamoci chiaro: non se ne esce da soli. Non si risolve l'emergenza coronavirus, non la si può neanche pensare di affrontare, se non si cambia prospettiva. Da io, a noi. Non è facile: sono anni che tutto spinge verso l’individualismo, verso la società dei desideri trasformati in diritti, dove sono al bando la responsabilità, le conseguenze, e dove il bene comune è un problema, un fastidio, un limite. 

Bar e locali nonostante il coronavirus sono ancora pieni

Come cristiani siamo stati chiamati già dal 23 febbraio a un grande sacrificio, forse il più grande per chi crede: non partecipare di persona alle Sante Messe, che devono essere celebrate a porte chiuse. Non abbiamo potuto vivere nelle nostre parrocchie il Mercoledì delle Ceneri, le Messe feriali e quelle domenicali: anche domenica 8 marzo la seconda domenica di Quaresima sarà trasmessa in diretta dalle varie tv e radio locali. La Messa, la Via Crucis, le catechesi, le prove del coro, sono momenti di fede ma anche di umanità. Di incontro in una quotidianità che ormai non sa più cosa significhi guardare un volto e riconoscerlo, sentirsi guardati ed essere riconosciuti.

Perdere queste soste nelle nostre oasi di pace è un’assenza lancinante, resa ancor più dolorosa dalla congiunzione temporale: siamo in Quaresima, siamo a pochi passi dal Mistero più grande dell’intera storia, e ora ci sembra di non poterlo neanche scrutare da lontano. 

Chiese vuote per rallentare il contagio del coronavirus

Sorprende non poter partecipare neanche alle Messe feriali, notoriamente meno frequentate, ma vedere invece bar, locali e centri commerciali pieni. Non sfugge la componente economica della decisione, non sfugge il desiderio di lanciare un segnale rassicurante ai mercati (vedi, un esempio a caso non pensate subito male, l’apericena a Milano). E dispiace in questo senso che la sospensione delle Messe possa incidere oggi così poco sull’opinione pubblica, sui mercati e sui media più importanti.

Ma la scelta dolorosa che hanno fatto da subito i vescovi lombardi, e con loro tutti i sacerdoti e i fedeli di buona volontà, resta insufficiente se non viene condivisa da tutti: in primis da sacerdoti e fedeli (di furbetti è già piena la società, per favore), ma anche da chi non crede. La straordinarietà della decisione infatti segnala una situazione seria, che non può essere sottovalutata: dobbiamo limitare le uscite, eliminando quelle non indispensabili. 

La Messa di Quaresima sarà trasmessa in radio e tv

Ripetere “Ma tanto noi siamo zona gialla, non rossa” significa dimenticare che se non rallentiamo un po’ diventiamo zona rossa pure noi (si sta decidendo di questo proprio stasera). Tutti abbiamo alcune uscite inevitabili, quasi tutti dobbiamo comunque continuare a lavorare, anche chi può stare a casa dal lavoro non dovrebbe rinunciare a fare due passi all’aria aperta. Ma nessuno deve per forza fare l’apericena/buffet/cioccolata/shottino in centro. Vi do una notizia sulla quale tutti i medici sono concordi: la salute non viene danneggiata se il corpo umano rimane una settimana senza Spritz.

Non si tratta di farsi prendere dal panico, né di scatenare la psicosi. Non si tratta nemmeno di voler danneggiare le tante attività e i numerosi bei locali che si trovano nelle nostre città. Si tratta semplicemente di pensare che non siamo soli: le nostre scelte hanno delle conseguenze. Sappiamo come si trasmette il virus, dunque sappiamo cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per non contribuire alla sua diffusione. Lo dobbiamo a noi stessi e agli altri, in modo particolare alle persone più fragili, a chi già sta combattendo con altre patologie. Gli ospedali sono già abbastanza sotto sforzo così. 


(Image by Free-Photos from Pixabay)

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