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domenica 22 gennaio 2017

Il viaggio verso l'edicola e il capitale umano

Stai uscendo per andare a comprare i giornali. È presto, troppo presto per una domenica mattina. Hai litigato con un ghiaccio impertinente che non voleva saperne di andarsene dal parabrezza del tuo macinino. Però ormai sei in ballo: i giornali chiamano. La città si sveglia dolcemente: anche Pavia si stiracchia infreddolita e chiede, per una volta, di riposare ancora un’oretta. Superata una fila di alberi, dal finestrino entra un raggio di sole. Un raggio decisamente introverso, direi quasi asociale a giudicare dalla sua intensità, ma capace di trasformare in piccolo evento magico il suo ingresso dal finestrino ghiacciato.

Che uomini strani che siamo. Quasi non ci parliamo più, tutti presi dai nostri smartphone… Eh no! Con la dovuta buona creanza, mi chiamo fuori. Vivo felicemente libero dall’ossessione dei cinque selfie quotidiani (prontamente diffusi sui social). Tra l’altro, anche se ne fossi tentato, non potrei farli: il mio smartphone non ha la fotocamera davanti (da notare il linguaggio forbito). Che poi così smart non è, visto che non mi risponde mai quando lo prego di risolvere da solo i suoi problemi. 

Il finestrino di un'auto con il vetro ghiacciato all'alba

martedì 25 settembre 2012

Oggi, io conosco...

Ci sono momenti nei quali la speranza sembra perdersi… Come si può volare alti con il cuore, quando il telegiornale racconta insistente di voraci sciacalli?
Le mie giornate sono equamente divise fra grandi filosofi ed immensi voli di fantasia fiabesca. Non conosco (e forse non conoscerò mai, ma non importa) il brivido di certe buste paga, non conosco la comodità dell’autista e dell’auto blu, non conosco le feste con i maiali, non conosco la soddisfazione di chi tutto sa e tutto tace, e non conosco neppure le cene nei ristoranti più esclusivi con cento invitati. Però conosco le pizzate con gli amici, conosco i visi di chi prende l’autobus al mattino con me, conosco il vuoto nello stomaco prima di una lettura animata di fronte a tanti bambini, conosco le paure di chi aspetta il proprio nome all’appello d’esame, conosco il brivido della sala quando il sipario si apre, conosco lo stupore dei visitatori di un museo, conosco anche l’espressione (a volte sorpresa, a volte scocciata) dei negozianti ai quali chiedo lo scontrino… Conosco gli sforzi quotidiani di tanta brava gente che, pur strozzata da debiti e tasse, non accetta in nero neanche venti centesimi, ed assieme a loro conosco disabili che affrontano la vita con il sorriso, anche di fronte ai mille ostacoli (fisici e morali) che la nostra società pone davanti al loro cammino. Conosco chi insegna con entusiasmo e talento, conosco chi dipinge con sensibilità ed arte, conosco chi canta, chi costruisce, chi arreda, chi progetta, chi combatte per un ideale, conosco tanta onestà e giustizia attorno a me.