Stai uscendo per andare a comprare i giornali. È presto,
troppo presto per una domenica mattina. Hai litigato con un ghiaccio
impertinente che non voleva saperne di andarsene dal parabrezza del tuo
macinino. Però ormai sei in ballo: i giornali chiamano. La città si sveglia
dolcemente: anche Pavia si stiracchia infreddolita e chiede, per una volta, di
riposare ancora un’oretta. Superata una fila di alberi, dal finestrino entra un
raggio di sole. Un raggio decisamente introverso, direi quasi asociale a giudicare
dalla sua intensità, ma capace di trasformare in piccolo evento magico il suo
ingresso dal finestrino ghiacciato.
Che uomini strani che siamo. Quasi non ci parliamo più,
tutti presi dai nostri smartphone… Eh no! Con la dovuta buona creanza, mi
chiamo fuori. Vivo felicemente libero dall’ossessione dei cinque selfie
quotidiani (prontamente diffusi sui social). Tra l’altro, anche se ne fossi
tentato, non potrei farli: il mio smartphone non ha la fotocamera davanti (da
notare il linguaggio forbito). Che poi così smart non è, visto che non mi
risponde mai quando lo prego di risolvere da solo i suoi problemi.