C’è un’attesa da riscoprire, c’è un percorso da
riprogrammare, c’è un orizzonte da raggiungere. Non sono “patacche” le
obiezioni alla quotidianità emerse nel percorso di preparazione al Natale
proposto ai giovani dalla diocesi. Due i momenti: gli esercizi spirituali in
preparazione all’Avvento prima, la messa di Avvento per il mondo
dell’università poi.
Il primo passo, come ha spiegato perfettamente padre
Maurizio Botta, è accettare la nostra condizione di disadattati: «La cultura
contemporanea, profondamente intrisa di ateismo materialista, ci racconta che
ogni sforzo di bene è inutile, che siamo tutti numeri in un interminabile
processo produttivo, che dopo la vita è finito tutto, stop, zero. La fatica del
reale è troppa, la vita a volte è troppo pesante, difficile, ingiusta.
Infinitamente triste. Ma noi siamo dei disadattati». La nostra insoddisfazione
è così grande che “meno dell’infinito tutto ci annoia”, perché abbiamo tutti
dentro, seppur a volte celata alla perfezione, una piccola scintilla di divino.
È questa natura divina che rende il cuore dell’uomo profondamente umano, è
grazie a questa scintilla che possiamo dirci fratelli e camminare insieme nel
rispetto e nella pace.