lunedì 30 novembre 2020

Le notizie DOP e IGP

«Le foto come gli articoli presenti su XXX sono presi in larga parte da Internet e quindi valutati di pubblico dominio». Sì, è necessario leggere più e più volte per accertarsene, ma c’è scritto davvero così. La frase compare in fondo a un blog cattolico tradizionalista molto cliccato e molto condiviso sui social

Una giustificazione simile, riguardo l’utilizzo libero del materiale online, compare in fondo a un altro sito, che si presenta come un “notiziario di informazione cattolica indipendente”. Anche in questo caso si specifica che «Le foto presenti sul sito sono prese in larga parte da Internet e quindi valutate di pubblico dominio». Ma l’elenco potrebbe continuare per molte battute, rivelando un fitto sottobosco di “informazione” cattolica. 

Mascherina di carta
Image by Charles Deluvio from Unsplash

Un contatto diretto (leggi “scontro”) c’è stato anche con Il parco di Giacomo, quando un pezzo pubblicato su questo blog è stato copiato e incollato su un sito sopracitato (non solo foto, proprio tutto). Con quale motivazione? «È veramente bello. Non possiamo pagarti sai, lo facciamo per apostolato cattolico». Curioso. Non sapevo che l’apostolato cattolico prevedesse la violazione del diritto d’autore e il guadagno su opere prodotte da altri (il sito ovviamente è pieno di banner pubblicitari, perché va bene l’apostolato però insomma). Giornalisticamente parlando questa è una vera notizia. 

A parte le battute (beh), tutti questi siti sono accomunati da un elemento: non sono gestiti da giornalisti. Mi ripeto: curioso. Perché chi non è giornalista non è tenuto a rispettare la deontologia, dunque può sostanzialmente scrivere tutto ciò che crede spacciandolo per notizia. Non è tenuto a verificare, non è tenuto a documentare, non è tenuto a differenziare cronaca e critica. E qui si torna a una questione che stranamente interessa poco gli italiani, ovvero che senza giornalismo non c’è democrazia


Perché quando un lettore paga per un articolo pubblicato da una testata giornalistica sa che sta pagando il lavoro di un professionista che passa le sue giornate (spesso anche le nottate) a verificare le informazioni. E lo stesso vale quando clicca sul link originale di una testata giornalistica. Sa chi è l’autore dell’articolo, sa chi è il direttore della testata, sa chi è l’editore, conosce la storia della testata stessa. Che può non condividere, che può non apprezzare, ma che può scoprire e approfondire. 

Il lettore, anche se pochi lo sanno, ha addirittura una realtà che lo tutela: l’Ordine dei Giornalisti. Perché l’Ordine esiste proprio a tutela di chi il giornale lo prende in mano la mattina, perché gli anni di gavetta (sottopagata, ma su questo tornerò presto), lo studio della deontologia, la formazione continua e la scalata (con esame di stato incorporato) per arrivare all’agognato tesserino da giornalista professionista non sono altro che tutele per la libertà del lettore. Un tema emerso anche nel caso degli articoli copiati e incollati sul sito di Radio Maria, raccontato su questo blog il 18 novembre 2020. 


Non esistono solo le bufale, esistono anche le notizie tendenziose, le notizie tagliate e cucite a piacimento, le fonti derubate o non verificate. Come difendersi da tutto questo? Occorre un approccio consapevole alla lettura, che preveda sempre qualche domanda. Esempi pratici: se quella che sto leggendo è una notizia, chi me la sta dando è un giornalista? È iscritto all’albo? Vive di questo lavoro? Dove ha pubblicato la notizia? Sto leggendo la fonte originale o un copia e incolla? Se non ho pagato io per avere questa notizia, chi lo ha pagato per darla? Chi è il caposervizio che gliel’ha commissionata/cucinata/approvata? Chi è il direttore che, eventualmente, risponde con lui di quanto c’è scritto? Su quale testata è stata pubblicata? Che storia politica ha questa testata? 

Ogni giorno ricevo almeno una notizia da qualche amico o follower che mi chiede conferme. Ebbene, il più delle volte sono inverificabili. Perché ci si trova davanti a notizie verosimili, senza citazioni né riferimenti, scritte da persone non iscritte all’albo e delle quali non si trova traccia sul web (o si trova traccia di tutto fuorché di professione giornalistica). Spesso le notizie sono riprese con il sempreverde copia e incolla. Quasi sempre manca il link originale. 


Questo modo di agire non danneggia solo il giornalismo, privando chi lavora della propria equa retribuzione (i danni di questi furti ricadono sempre sui contratti dei più giovani e dei precari, che si sappia), bensì rende il lettore incapace di verificare. Parla alle emozioni del lettore, in una gara a chi colpisce più forte, senza dare il via a un vero approfondimento. Un buon giornalista non scrive con in mano la spada della verità. La scrittura infatti è l’ultimo tassello di un lavoro silenzioso e nascosto fatto di letture, ricerche, interviste, confronti, studio e verifiche continue delle fonti, anche di quelle istituzionali. 

Tutelare il giornalismo significa tutelare la propria possibilità di essere informati, dunque di comprendere la realtà, dunque di agire consapevolmente. Il consumatore è invitato a cercare i marchi DOP e IGP per avere prodotti controllati, preparati nel rispetto delle materie prime, dei lavoratori e del territorio. Lo stesso vale per le notizie: qui il risparmio è sempre una fregatura. 

Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2020/11/piovono-bufale-come-difendersi.html

(Se i video non si aprono da smartphone cliccare qui sotto su "Visualizza versione web")

Nessun commento:

Posta un commento

E tu, cosa ne pensi?