lunedì 1 giugno 2020

Le Sante Spine sono ancora la festa di Pavia

Una festa delle Sante Spine diversa, in un duomo che si riempie a fatica di fedeli, tutti ben distanziati. È dal 1499 che la cattedrale di Pavia custodisce tre spine che provengono dalla croce di Cristo, e da secoli la città, nel lunedì dopo Pentecoste, si ritrova nel suo duomo per rendere omaggio alle Sante Spine. 

Il segno è la processione che attraversa le strade del centro storico, una processione che raccoglie migliaia di pavesi e che è guidata dalla grande cupola illuminata, come una stella polare nella notte. Quest’anno, per la prima volta, niente di tutto questo è possibile. Ci si ritrova così in duomo, rispettando distanze e norme igieniche. 

Immagine della festa delle Sante Spine nel duomo di Pavia

Quando manca ancora più di mezz’ora all’inizio della celebrazione arriva un’antica signora, che fatica a camminare. Il passo incerto è sorretto da un girello, mentre una badante premurosa la segue a distanza ravvicinata. La signora è un po’ spaesata dai numerosi cartelli (“Igienizza le mani” – “Siediti qui” – “Non inginocchiarti”), ma vuole partecipare alla Messa. La sua determinazione vince anche la fragilità dei suoi passi, tanto che riesce a trovare posto vicino alla statua della Madonna, a pochi metri dall’altare. 

Fa fatica a stare in piedi, eppure si alza ogni volta che la liturgia lo richiede. Fa fatica a respirare, eppure non abbassa mai la mascherina, se non pochi istanti per la Comunione. Al termine della Messa si fa largo tra la gente, disperde con il girello l’assembramento in formazione: vuole avvicinarsi alle Sante Spine e pregare. E ce la fa. Anche se ogni passo fa temere una caduta, anche se stare in piedi ferma è una sofferenza evidente, palpabile. Si ferma, prega, poi guarda la badante, sorride con gli occhi, e le sussurra: “Finalmente”. 

Immagine della nivola che custodisce le Sante Spine a Pavia

Il senso della fede è tutto qui. Nell’attesa che questa signora ha vissuto durante il lockdown, nella gioia di un incontro visibile nei suoi occhi, occhi che non sembravano più stanchi. Le Sante Spine sono la festa di Pavia, e un pavese non può mancare. Anche chi non crede difficilmente si perde la processione delle Sante Spine. 

Curiosamente, quest’anno mancavano all’appello proprio quelle persone che durante il lockdown hanno fatto di tutto per partecipare a Messe segrete per pochi raccomandati. Ma mancavano solo loro, perché le Sante Spine sono la festa di Pavia. Della comunità cristiana e civile, delle autorità e dei volontari, dei cittadini e dei fedeli, dei giovani e dei vecchi. E Pavia ha risposto anche quest’anno, nonostante tutte le limitazioni. 

Il vescovo, come da tradizione, ha dato il suo messaggio alla città, ed è possibile leggerlo integralmente cliccando sul sito della diocesi di Pavia (reportage in edicola venerdì 5 sul nuovo numero de il Ticino). 


Essere cristiani è prendere un girello e arrancare fino in duomo per gioire ancora una volta, come se fosse la prima, davanti alle Sante Spine. Essere cristiani è credere che, nonostante tutte le piccolezze umane, pregando insieme, con la Chiesa e come Chiesa, si può cambiare il mondo. La Chiesa c’è. 

Nessun commento:

Posta un commento

E tu, cosa ne pensi?