domenica 12 aprile 2020

Io resto a casa, ma andrà tutto bene?

Per la prima volta siamo chiamati a trascorrere Pasquetta chiusi nelle nostre case. Niente gita fuori porta, niente visita a una mostra, a una città d’arte, niente pranzo con amici e parenti, niente pomeriggio a prendere il sole, niente pedalata nel verde. Le città deserte sono pattugliate dalle forze dell’ordine, in molti comuni sono in funzione già da oggi droni ed elicotteri.  
Che cosa possiamo fare per passare il tempo? Ascoltare il rumore del mondo. Esatto, la risposta è fuori dalla finestra, nel canto degli uccellini, nel fruscio delle foglie appena mosse dal vento, nelle prime api che svolazzano attorno ai primi fiori. La cosa migliore da fare in questa Pasquetta 2020 è ascoltare il silenzio, perché è un silenzio vivo che ha tanto da dirci. 

In isolamento per coronavirus possiamo leggere un buon libro in giardino

Ascoltando la natura, che silenziosamente parla, ritroviamo la capacità di ascoltare noi stessi, riconosciamo la flebile ma costante vocina della nostra coscienza. Coscienza che, a volte brutalmente, ci costringe a fare conti e bilanci. Non bisogna offendersi: lo scopo della coscienza è semplicemente quello di aprire lo sguardo al trascendente, di ricordare che oltre c’è altro. E la quarantena per il coronavirus è l’occasione perfetta per stuzzicarci un po’, per mettere alla prova le nostre convinzioni e per mettere in crisi le nostre scelte. Non bisogna spaventarsi: se la strada è giusta, il bilancio sarà positivo. In caso contrario, arriverà anche la forza per ripartire da zero.

La ricetta per questa Pasquetta in isolamento è: un libro, un disco, un po’ di verde, il silenzio. L’occasione insomma, per riscoprire il proprio giardino di città, piccolo polmone verde a misura d’uomo. Chi non ha un giardino ha un balcone, chi non ha un balcone ha almeno una finestra, dalla quale lasciar entrare qualche raggio di sole. 
Di certo tornerà virale la frase “andrà tutto bene”; a riguardo, durante la Messa di Pasqua celebrata questa mattina nel duomo di Pavia, il vescovo Corrado Sanguineti ha regalato uno spunto per cambiare la prospettiva. Il silenzio di queste mattine ci richiama a una gioia soffusa, che conserva nel cuore chi ora soffre per la pandemia. Allarghiamo lo sguardo: la speranza continua a sbocciare. 

La prima viola sbocciata in questa primavera di quarantena per covid19

«La frase che in queste settimane molti hanno scritto nelle loro case, sui balconi, “Tutto andrà bene”, certo esprime un augurio, un desiderio, tuttavia siamo sinceri: non è vero che tutto andrà bene! Per molti le cose non sono andate bene in queste settimane, e il futuro ci appare ancora nebuloso: c’è chi ha perso la vita, chi è malato e non sa come e quando guarirà, ci sono familiari in ansia, famiglie che non sanno come pagare bollette e spesa, persone che hanno perso il lavoro o rischiano di perderlo – ha ricordato il vescovo Corrado durante l’omelia –. Sarebbe un ottimismo irreale continuare a ripetere: “Tutto andrà bene”. Forse si rischia di avere poco rispetto per tanti fratelli e sorelle nella prova, nel lutto, nell’incertezza sul domani. 

Tuttavia, se Cristo è risorto ed è vivo, se non ci lascia soli dentro il dramma dell’umana esistenza, se non perdiamo di vista l’orizzonte dell’eterno che si dischiude nella risurrezione di Cristo, come un varco di luce nel buio della morte, allora possiamo essere certi non che tutto andrà bene, ma che tutto sarà per un bene più grande, oltre i nostri pensieri e le nostre misure, che il Dio del Signore nostro Gesù Cristo è capace di trarre il bene anche dal male, di far fiorire frutti buoni anche nel deserto che dobbiamo attraversare». 


(Image by Shrikesh Kumar from Pixabay)

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