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giovedì 2 aprile 2020

Di fronte al coronavirus non siamo tutti uguali

Cosa succede oggi quando si aprono le linee telefoniche in una realtà come Radio Mater? Succede che le linee vengono immediatamente intasate da centinaia di richieste di aiuto come quella della signora Anna.

Persone anziane, sole, spesso già impegnate a combattere contro qualche patologia, sfinite dalla solitudine e dalla paura. Attorno a loro c’è un vuoto d’affetti che in tempi di isolamento da coronavirus si fa insopportabile. Perché vengono a mancare tutte le occasioni di socialità che tenevano vive le relazioni: niente giro al mercato, niente Messa in parrocchia, niente chiacchiere sull’autobus, niente commissioni in posta o negli uffici pubblici.

In Lombardia è dal 23 febbraio scorso che sono sospese le Messe con concorso di popolo: per una persona abituata a parteciparvi quotidianamente, l’assenza è ormai una ferita profonda. Sì, giù le maschere: non tutte le lacrime sono uguali

Un'anziana sola in isolamento per il coronavirus

giovedì 19 marzo 2020

Coronavirus: prima del decreto, la responsabilità

Ti manca fare fitwalking?” Sì, tantissimo. Quell’oretta quotidiana di camminata veloce è il mio momento di ossigenazione dei pensieri. Mi rilasso, mi distacco un attimo dalle ansie, dalle scadenze, faccio il punto della situazione, sto un po’ in mezzo alla natura.

Eppure il decreto dice che si può fare attività fisica…” Se non ti muovi in macchina e resti dove abiti conosci tutti, e troppe persone sono in giro. Chi con il cane, chi con i bambini, chi a buttare la spazzatura, chi a fare la spesa, chi per andare in farmacia, chi per “allenarsi”. Impossibile non incontrarsi sul marciapiede, non salutarsi, impensabile ignorare tutti o fare sport con la mascherina (io già respiro a fatica quando la metto per fare la spesa). “Allora perché non prendi la macchina e te ne vai al parco?

Il problema vero è: siamo o no in una situazione di emergenza? I nostri ospedali, eccellenze riconosciute a livello mondiale, sono vicini al collasso. I posti in terapia intensiva sono quasi terminati. Non posso partecipare alla Santa Messa, non posso andare in redazione, non si può andare né a scuola né in università, e io vado a fare la camminata veloce? Sapendo che potrei involontariamente passare il virus a qualcuno, farmi male, prenderlo io stesso? 

Immagine con gente che corre all'aperto nonostante il coronavirus

lunedì 24 aprile 2017

Il vescovo Corrado: "Cosa offriamo di vero, di bello e di autentico ai giovani?"

È il «duello drammatico tra la morte e la vita, tra il bene e il male, tra la speranza e il nulla» il cuore del messaggio pasquale del vescovo Corrado Sanguineti ai pavesi. Un messaggio che parte dai numerosi «segni di impoverimento della speranza nel nostro quotidiano», segni impressi anche nelle strade della nostra bella Pavia, ma in parte nascosti dalla velocità frenetica delle giornate. Se lo sguardo si aprisse senza filtri resterebbe ferito, perché vedrebbe i graffi che la “globalizzazione dell’indifferenza” sta lasciando sulla città. 
Basterebbe guardare nelle case di riposo, dove testimoni e attori della storia pavese ormai anziani non di rado sono parcheggiati in solitudine, come libri bellissimi che nessuno ha più voglia di leggere. Si potrebbe chiedere ai tanti volontari pavesi, che ogni giorno in vari modi portano sorrisi e compagnia ad anziani, bambini e ammalati di raccontare la grande dignità di queste vite segnate dalla solitudine e dalla sofferenza. Si potrebbe fare una passeggiata in piazza Duomo, piazza Cavagneria, e nelle piccole viuzze dall’impronta longobarda del centro, magari dopo le undici di sera, quando sono costellate di bicchieri e bottiglie rotte. Si scoprirebbe una movida che cerca il divertimento più sfrenato nell’alcool e nel fumo, si riconoscerebbero volti e, forse, si proverebbe paura e preoccupazione: «Che cosa offriamo di vero, di bello e di autentico alla sete di vita che vibra, anche silenziosamente, nel cuore di un adolescente?»

L'omelia del vescovo di Pavoa Corrado Sanguineti per la veglia di Pasqua

giovedì 14 gennaio 2016

La bellezza salverà il mondo

In questi giorni su Facebook circolano video ed immagini che raccontano violenza, guerre, soprusi ed ingiustizie. L’uomo sembra accanirsi su tutto ciò che è bello, su ciò che è vero, come a voler dominare la realtà con la propria piccola forza. A farne le spese? Le donne, gli anziani, i bambini. La vita, la saggezza, il futuro. Mi piacerebbe opporre a queste immagini un fiume di parole, perché le parole sono arte e cultura, sono fede, sono verità. E solo con queste belle speranze possiamo curare le ferite dell’uomo. “La bellezza salverà il mondo” (Fëdor M. Dostoevskij). Diffondiamola.

Sant'Anna, la Vergine e il Bambino con l'agnellino


domenica 28 luglio 2013

Papa Francesco: da Rio i primi mattoni per costruire un mondo nuovo... Con i giovani!

Ho fatto un sogno: una spiaggia famosa, ritratta in mille cartoline. L’ho vista alla televisione. E’ una delle spiagge più belle del mondo, il tempio del sole e del divertimento più sfrenato. Guardando bene, strabuzzando gli occhi, mi rendo conto che c’è qualcosa di strano. I granelli di sabbia sono in realtà persone. Giovani. Milioni. Una folla, anzi, una comunità, che nessun cantante, nessuno scrittore, nessun attore potrebbe mai radunare da solo. Ma ecco un piccolo puntino bianco, illuminato da luci splendenti, che arriva con umiltà, bussando alla porta per entrare. E la spiaggia diventa un’onda di entusiasmo che tutto travolge ma non per distruggere, bensì per purificare, rinfrescare, dissetare. Sul palco, bianco e colorato allo stesso tempo, ecco vescovi da ogni parte del mondo che ballano, alzando le braccia verso un cielo che non è mai sembrato così vicino. Ma ancora il sogno non è finito. L’uomo vestito di bianco prende la parola, ed affida ai giovani un compito impossibile: costruire il futuro, non perdere la speranza, prendersi cura degli altri e del Creato.


(foto di corriere.it)