È difficile non provare una sorta di empatia per Pilato. Una
condivisione del suo tormento interiore di fronte a Gesù, ai sacerdoti del
tempio, alla folla urlante.
Pilato è pagano, è estraneo alla vicenda di Gesù e della nascente fede cristiana, è forse la persona più distante dal Mistero che potesse irrompere nella storia della Passione. Viene coinvolto perché governatore, un ruolo, è possibile immaginare, conquistato con anni di sacrificio, di obbedienza, di rospi ingoiati a fatica. La sua carriera procede brillantemente, serenamente, fin quando all’improvviso tra le sue mani non passa una decisione che sovrasta ogni quotidianità.
Pilato è pagano, è estraneo alla vicenda di Gesù e della nascente fede cristiana, è forse la persona più distante dal Mistero che potesse irrompere nella storia della Passione. Viene coinvolto perché governatore, un ruolo, è possibile immaginare, conquistato con anni di sacrificio, di obbedienza, di rospi ingoiati a fatica. La sua carriera procede brillantemente, serenamente, fin quando all’improvviso tra le sue mani non passa una decisione che sovrasta ogni quotidianità.
Pilato non sa molto di Gesù, forse lo crede anche un po’ pazzo, di certo però non lo crede un pericolo pubblico. Non riconosce in lui un criminale, Matteo nel suo resoconto è molto esplicito: «[Pilato] sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia».