giovedì 1 novembre 2018

Chiara Luce Badano: "Io ho tutto"

«Rifugio è il Dio dei tempi antichi e quaggiù lo sono le sue braccia eterne…» (Dt 33,27a)


«Era come se attorno a noi fiorissero ogni giorno tante nuove realtà». A volte il senso della propria vita diventa evidente dopo un incontro. Un incontro che non spazza via le domande, le paure, le difficoltà, ma dà a tutte le fatiche una direzione. E mentre la riga della vita inizia pian piano a unire tutti i puntini che prima rischiavano di perdersi, possono compiersi tanti piccoli grandi miracoli. A raccontare un incontro straordinario, in una chiesa del Carmine gremita per la veglia “Notte dei Santi”, è stato Ferdinando Garetto, medico, che il suo incontro l’ha vissuto con la beata Chiara Luce Badano

«È bello ricordare Chiara stasera – ha detto Ferdinando –, perché questa è la festa che unisce terra e cielo. Ho incontrato Chiara quando avevo 23 anni, ero uno studente di medicina e nella testa iniziavo a pormi alcune domande di senso, ad esempio sulle scelte definitive: è possibile dire “sì” per sempre? E a questo si sommava un periodo particolarmente intenso nel mio percorso universitario, perché ero al quarto anno e per la prima volta passavo dalle malattie studiate sui libri al dolore vivo dei pazienti che incontravo in ospedale».

Testimonianza in Carmine alla Notte dei Santi su Chiara Luce Badano

In quella fase così piena di domande, incertezze e false sicurezze, arriva la richiesta di pregare per Chiara, una giovane del Gen, il Movimento Giovani dei Focolari, una ragazza di soli 17 anni alla quale era da poco stato diagnosticato un male terribile, forse inguaribile. Chiara viene ricoverata alle Molinette di Torino, dove Ferdinando studia, e lì, una mattina, fra le 20mila persone che ogni giorno affollano l’ospedale, lui incontra Maria Teresa e Ruggero, i genitori di Chiara. 

Da quel momento inizia un viaggio quotidiano al reparto di Chiara, quattro piani delle Molinette fatti di corsa, con il cuore gonfio di stupore: «Che splendore, che meraviglia ogni volta incontrare una ragazzina lontana centinaia di chilometri dalla sua amata Sassello, gravata da una diagnosi terribile, che irradiava luce tutto intorno. Così fragile eppure così luminosa. Dal suo sguardo, dalla sua voce, dalla sua testimonianza ho capito improvvisamente che tutti i canti che facevamo al Gen, tutti i discorsi su un Dio che è amore, tutte le preghiere erano profondamente vere. Tutto era vero e vere potevano diventare anche le nostre speranze»


Un dono la compagnia di Chiara Luce, come un dono è stata la compagnia dei testimoni presenti ieri sera in Carmine: San Giovanni XXIII, San Domenico Savio, San Giovanni Bosco, San Giovanni Paolo II, la beata Chiara Luce, il beato Pier Giorgio Frassati, Santa Chiara e San Francesco. Una compagnia che sprigiona luce e presenza concreta, proprio come le tante anime amiche che incontriamo in questi giorni durante le visite al cimitero. Un percorso che ogni anno diventa più lungo, eppure nella sofferenza si cementa la certezza di un incontro che può cambiare la vita, un incontro passato, presente e futuro. 

Nel silenzio dell’adorazione eucaristica, continuata fin dopo la mezzanotte, continuava a risuonare nel cuore il canto: «Tu doni e porti via, tu doni e porti via, ma sempre sceglierò di benedire te»

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