martedì 2 febbraio 2021

Paolo Brosio da Medjugorje

«Era una cosa scherzosa, non c'è stato nulla di scandalistico. Si è trattato di un selfie e di un bacio sulla guancia». È la notte tra l’1 e il 2 febbraio, su Italia 1 va in onda Tiki Taka, programma pseudo calcistico condotto da Piero Chiambretti. Ospite in studio tale Manuela Ferrera, opinionista del talk show, in collegamento il giornalista Paolo Brosio con la fidanzata Marialuisa De Vitis. 

Il CorrieredelloSport.it parla di una “catfight”, un nostalgico della lingua italiana parlerebbe di ennesimo teatrino costruito ad arte per tenere incollati alla tv gli spettatori nottambuli. Gossip, baci rubati, presunte avances: la banalità autorale non sorprende neanche più. 

Paolo Brosio a Tiki Taka

C’è un dettaglio però che non passa inosservato: Paolo Brosio è in collegamento da Medjugorje, la facciata della chiesa di San Giacomo, infatti, fa da sfondo a tutto il surreale litigio. 

Conversione, conversione, conversione: che dire della conversione? Nulla, non è questo il punto. Non è la sede giusta per analizzare se la conversione abbia dato nuova spinta a una carriera in declino, né per verificare i frutti concreti di tanto impegno pubblico in favore della fede. Ma l’abuso di Medjugorje come scenografia personale a copioni in cerca di un punto in più di share è qualcosa di nuovo e preoccupante. 

La straordinarietà dei fatti avvenuti in questa cittadina dell’Erzegovina (e che ancora oggi avvengono), dalle apparizioni alle conversioni alle guarigioni inspiegabili, impone oggettività e chiarezza nella narrazione. Impone di evitare citazioni e riferimenti che nulla c'entrano con quanto avviene a Medjugorje da quasi 40 anni. In modo particolare a chi si presenta come giornalista (domanda retorica: perché non risulta il nome di Paolo Brosio nell’elenco dell’albo?). 

La libertà religiosa non è solamente la libertà per un cittadino di professare la propria fede, è anche la libertà per lo stesso di non vedere calpestata la propria fede, di non vederla ridicolizzata, insultata e manipolata come bandierina per catturare curiosi. Questo non è giornalismo, questo non è neanche spettacolo, è l’ormai irrinunciabile trash, con il quale si condiscono palinsesti poveri di creatività. 

Un deserto nel quale la qualità o non riesce a germogliare o viene subito seccata dal sole. E, più il deserto avanza, più pare difficile trovare la via d’uscita. AAA oasi cercansi. 

Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2020/11/tutorial-detto-fatto-il-solito-trash.html 

(Image by Fabio Dore for Il parco di Giacomo)

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