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mercoledì 18 settembre 2019

Benedetto XVI: "L'Europa è sbocciata nei monasteri occidentali"

Non c’è futuro senza Europa, non c’è pace senza Europa, non c’è lavoro senza Europa. Ma quale Europa? È papa Benedetto XVI, in un discorso tenuto il 12 settembre 2008 al Collegio dei Bernardini in Francia, a fornire un quadro di questo continente oggi confuso, forse tradito, di certo trasformato. Un’Europa che è nata nei monasteri, che ha saputo guardare lontano perché ha cercato le cose ultime, vere. Un’Europa che perde la sua capacità di mettere al centro l’uomo se volutamente cancella le sue radici, autenticamente cristiane.

Nei monasteri occidentali, tra le opere di grandi santi, il lavoro di conservazione della cultura e la preghiera quotidiana, è sbocciata l’Europa. E le tracce di questo passato, ancora ben visibili nelle nostre città, sono il nostro filo di Arianna della storia europea. Nel rintocco di una campana batte il cuore dell’Europa.  

Nei monasteri occidentali, ricorda Benedetto XVI, è nata l'Europa

«Vorrei parlarvi stasera delle origini della teologia occidentale e delle radici della cultura europea. Ho ricordato all’inizio che il luogo in cui ci troviamo è in qualche modo emblematico. È infatti legato alla cultura monastica, giacché qui hanno vissuto giovani monaci, impegnati ad introdursi in una comprensione più profonda della loro chiamata e a vivere meglio la loro missione. È questa un’esperienza che interessa ancora noi oggi, o vi incontriamo soltanto un mondo ormai passato? 

Per rispondere, dobbiamo riflettere un momento sulla natura dello stesso monachesimo occidentale. Di che cosa si trattava allora? In base alla storia degli effetti del monachesimo possiamo dire che, nel grande sconvolgimento culturale prodotto dalla migrazione di popoli e dai nuovi ordini statali che stavano formandosi, i monasteri erano i luoghi in cui sopravvivevano i tesori della vecchia cultura e dove, in riferimento ad essi, veniva formata passo passo una nuova cultura. 

Ma come avveniva questo? Quale era la motivazione delle persone che in questi luoghi si riunivano? Che intenzioni avevano? Come hanno vissuto? Innanzitutto e per prima cosa si deve dire, con molto realismo, che non era loro intenzione creare una cultura e nemmeno conservare una cultura del passato. La loro motivazione era molto più elementare. Il loro obiettivo era: quaerere Deum, cercare Dio. 

L'ombra di una campana riflessa sul Ponte Coperto di Pavia

lunedì 9 settembre 2013

Pavia spera per la pace

Nonostante il caos della notte bianca c'è stata la possibilità di fare una visita silenziosa in Carmine, dove tantissimi pavesi si sono fermati in silenzio, vicini a piazza San Pietro, vicini a tutti "gli uomini e le donne di buona volontà" che chiedono a gran voce la pace. Solo un portone divideva dal frastuono, eppure neanche un briciolo del rumore della città scuoteva l'atmosfera della chiesa. Pavia spera per la pace.

Dall’intervista a Mons. Giovanni Giudici, Avvenire, 6 settembre 2013:  

Quale valore ha il digiuno per la pace? Il digiuno è un invito esplicito fattoci dal Signore e questo è già un punto di riferimento. Ricordo poi l’aspetto antropologico, mettere in luce l’attenzione di una persona a un’idealità, a un impegno o a un incontro possibile. Il digiuno deve infine diventare l’occasione di donare agli altri un bene che sottraggo alla mia disponibilità. (…)
Nello specifico del conflitto siriano quali sono le alternative possibili alla guerra? Il punto di svolta ci sarebbe se tutte le nazioni industriali del pianeta, produttrici delle armi presenti sul teatro di guerra, si mettessero d’accordo per fermare il traffico e la vendita degli armamenti. È chiaro che nel giro di non tanti giorni l’esaurimento delle scorte farebbe mutare l’atteggiamento dei belligeranti. Sarebbe, dal punto di vista culturale e politico, un grande passo avanti. Dobbiamo premere sull’opinione pubblica perché ciò avvenga. (…)
Questa giornata voluta dal Papa sarà un momento di svolta per chi crede nella giustizia e ripudia la guerra? Si, perché mostra con più evidenza di molti eventi precedenti che sono in gioco tante cose che sarebbero compromesse dalla guerra. Mentre non le compromette la ricerca sincera della giustizia nella pace.”