Non c’è futuro senza Europa, non c’è pace senza Europa,
non c’è lavoro senza Europa. Ma quale Europa? È papa Benedetto XVI, in un
discorso tenuto il 12 settembre 2008 al Collegio dei Bernardini in Francia, a
fornire un quadro di questo continente oggi confuso, forse tradito, di certo
trasformato. Un’Europa che è nata nei monasteri, che ha saputo guardare lontano
perché ha cercato le cose ultime, vere. Un’Europa che perde la sua capacità di
mettere al centro l’uomo se volutamente cancella le sue radici, autenticamente
cristiane.
Nei monasteri occidentali, tra le opere di grandi santi, il lavoro di conservazione della cultura e la preghiera quotidiana, è sbocciata l’Europa. E le tracce di questo passato, ancora ben visibili nelle nostre città, sono il nostro filo di Arianna della storia europea. Nel rintocco di una campana batte il cuore dell’Europa.
Nei monasteri occidentali, tra le opere di grandi santi, il lavoro di conservazione della cultura e la preghiera quotidiana, è sbocciata l’Europa. E le tracce di questo passato, ancora ben visibili nelle nostre città, sono il nostro filo di Arianna della storia europea. Nel rintocco di una campana batte il cuore dell’Europa.
«Vorrei parlarvi stasera delle origini della teologia occidentale
e delle radici della cultura europea. Ho ricordato all’inizio che il luogo in
cui ci troviamo è in qualche modo emblematico. È infatti legato alla cultura
monastica, giacché qui hanno vissuto giovani monaci, impegnati ad introdursi in
una comprensione più profonda della loro chiamata e a vivere meglio la loro
missione. È questa un’esperienza che interessa ancora noi oggi, o vi
incontriamo soltanto un mondo ormai passato?
Per rispondere, dobbiamo riflettere un momento sulla natura dello stesso monachesimo occidentale. Di che cosa si trattava allora? In base alla storia degli effetti del monachesimo possiamo dire che, nel grande sconvolgimento culturale prodotto dalla migrazione di popoli e dai nuovi ordini statali che stavano formandosi, i monasteri erano i luoghi in cui sopravvivevano i tesori della vecchia cultura e dove, in riferimento ad essi, veniva formata passo passo una nuova cultura.
Ma come avveniva questo? Quale era la motivazione delle persone che in questi luoghi si riunivano? Che intenzioni avevano? Come hanno vissuto? Innanzitutto e per prima cosa si deve dire, con molto realismo, che non era loro intenzione creare una cultura e nemmeno conservare una cultura del passato. La loro motivazione era molto più elementare. Il loro obiettivo era: quaerere Deum, cercare Dio.
Per rispondere, dobbiamo riflettere un momento sulla natura dello stesso monachesimo occidentale. Di che cosa si trattava allora? In base alla storia degli effetti del monachesimo possiamo dire che, nel grande sconvolgimento culturale prodotto dalla migrazione di popoli e dai nuovi ordini statali che stavano formandosi, i monasteri erano i luoghi in cui sopravvivevano i tesori della vecchia cultura e dove, in riferimento ad essi, veniva formata passo passo una nuova cultura.
Ma come avveniva questo? Quale era la motivazione delle persone che in questi luoghi si riunivano? Che intenzioni avevano? Come hanno vissuto? Innanzitutto e per prima cosa si deve dire, con molto realismo, che non era loro intenzione creare una cultura e nemmeno conservare una cultura del passato. La loro motivazione era molto più elementare. Il loro obiettivo era: quaerere Deum, cercare Dio.