Cos’ha da dire all’uomo di oggi la Solennità
dell’Epifania? Cosa c’entra con la mia vita super impegnata la storia di tre
anziani Re Magi che si sono messi in cammino seguendo una stella? È difficile
rendersene conto, ma questi giorni di festa sono una grazia. Dall’attesa del 24
dicembre alla gioia del 25, dai pranzi (merende e cene incluse) con i parenti
del 26 ai preparativi per il 31, ogni giorno è un dono, perché invita a
guardare al Cielo.
La messa di mezzanotte a Natale, il canto del “Te Deum” l’ultimo giorno dell’anno, il canto del “Veni Creator” il primo giorno dell’anno nuovo: sono segni che scandiscono un tempo spirituale, il tempo dell’anima. Che chiede ristoro dopo un anno di sollecitazioni senza soluzione di continuità.
La messa di mezzanotte a Natale, il canto del “Te Deum” l’ultimo giorno dell’anno, il canto del “Veni Creator” il primo giorno dell’anno nuovo: sono segni che scandiscono un tempo spirituale, il tempo dell’anima. Che chiede ristoro dopo un anno di sollecitazioni senza soluzione di continuità.
Come ogni anno il primo giorno dell’anno, al termine della messa
nella basilica di Santa Maria del Carmine, c’è stata la tradizionale “pesca”
dei santini: oltre cinquemila santini girati a faccia in giù tra i quali
pescare un santo con il quale instaurare un dialogo speciale in questo 2020. Sì,
sono consapevole che “dialogo speciale” nel corso dell’anno molto probabilmente
degenererà in “chiedere costantemente aiuto in situazioni di costante ritardo e
inadeguatezza rispetto alle aspettative”.
Anche questa tradizione, fortemente voluta dal parroco don Daniele Baldi, è un richiamo a qualcosa d’altro. È un sassolino che va a inceppare gli ingranaggi di una vita quotidiana spesso disumana, e le facce della disumanità sono oggi varie e affascinanti.
Anche questa tradizione, fortemente voluta dal parroco don Daniele Baldi, è un richiamo a qualcosa d’altro. È un sassolino che va a inceppare gli ingranaggi di una vita quotidiana spesso disumana, e le facce della disumanità sono oggi varie e affascinanti.
Perché
incontrare i Re Magi ora? «Gli uomini che allora partirono verso l’ignoto erano, in
ogni caso, uomini dal cuore inquieto. Uomini spinti dalla ricerca inquieta di
Dio e della salvezza del mondo. Uomini in attesa, che non si accontentavano del
loro reddito assicurato e della loro posizione sociale forse considerevole.
Erano alla ricerca della realtà più grande. Erano forse uomini dotti che
avevano una grande conoscenza degli astri e probabilmente disponevano anche di
una formazione filosofica. Ma non volevano soltanto sapere tante cose. Volevano
sapere soprattutto la cosa essenziale. Volevano sapere come si possa riuscire
ad essere persona umana – spiegava papa Benedetto XVI il 6 gennaio del 2013 –.
E per questo volevano sapere se Dio esiste, dove e come Egli sia. Se Egli si
cura di noi e come noi possiamo incontrarlo.
Volevano non soltanto sapere. Volevano riconoscere la verità su di noi, e su Dio e il mondo. Il loro pellegrinaggio esteriore era espressione del loro essere interiormente in cammino, dell’interiore pellegrinaggio del loro cuore. Erano uomini che cercavano Dio e, in definitiva, erano in cammino verso di Lui. Erano ricercatori di Dio».
Volevano non soltanto sapere. Volevano riconoscere la verità su di noi, e su Dio e il mondo. Il loro pellegrinaggio esteriore era espressione del loro essere interiormente in cammino, dell’interiore pellegrinaggio del loro cuore. Erano uomini che cercavano Dio e, in definitiva, erano in cammino verso di Lui. Erano ricercatori di Dio».
L’Epifania forse racconta proprio questo: chi ha
trovato, consolidi. Chi non ha trovato, non smetta di cercare. Perché è
l’atteggiamento che trasforma lo sguardo, e l’ispirazione arriva dai monaci,
dal loro quaerere Deum, cercare Dio. Se da lì è rinata l’Europa, qui oggi
possiamo rinascere noi.
Nessun commento:
Posta un commento
E tu, cosa ne pensi?