giovedì 2 gennaio 2020

Cosa significa "Epifania" oggi?

Cos’ha da dire all’uomo di oggi la Solennità dell’Epifania? Cosa c’entra con la mia vita super impegnata la storia di tre anziani Re Magi che si sono messi in cammino seguendo una stella? È difficile rendersene conto, ma questi giorni di festa sono una grazia. Dall’attesa del 24 dicembre alla gioia del 25, dai pranzi (merende e cene incluse) con i parenti del 26 ai preparativi per il 31, ogni giorno è un dono, perché invita a guardare al Cielo.

La messa di mezzanotte a Natale, il canto del “Te Deum” l’ultimo giorno dell’anno, il canto del “Veni Creator” il primo giorno dell’anno nuovo: sono segni che scandiscono un tempo spirituale, il tempo dell’anima. Che chiede ristoro dopo un anno di sollecitazioni senza soluzione di continuità. 

I Re Magi in cammino verso la grotta per adorare Gesù

Come ogni anno il primo giorno dell’anno, al termine della messa nella basilica di Santa Maria del Carmine, c’è stata la tradizionale “pesca” dei santini: oltre cinquemila santini girati a faccia in giù tra i quali pescare un santo con il quale instaurare un dialogo speciale in questo 2020. Sì, sono consapevole che “dialogo speciale” nel corso dell’anno molto probabilmente degenererà in “chiedere costantemente aiuto in situazioni di costante ritardo e inadeguatezza rispetto alle aspettative”.

Anche questa tradizione, fortemente voluta dal parroco don Daniele Baldi, è un richiamo a qualcosa d’altro. È un sassolino che va a inceppare gli ingranaggi di una vita quotidiana spesso disumana, e le facce della disumanità sono oggi varie e affascinanti. 

La pesca dei santini nella basilica del Carmine a Pavia

Perché incontrare i Re Magi ora? «Gli uomini che allora partirono verso l’ignoto erano, in ogni caso, uomini dal cuore inquieto. Uomini spinti dalla ricerca inquieta di Dio e della salvezza del mondo. Uomini in attesa, che non si accontentavano del loro reddito assicurato e della loro posizione sociale forse considerevole. Erano alla ricerca della realtà più grande. Erano forse uomini dotti che avevano una grande conoscenza degli astri e probabilmente disponevano anche di una formazione filosofica. Ma non volevano soltanto sapere tante cose. Volevano sapere soprattutto la cosa essenziale. Volevano sapere come si possa riuscire ad essere persona umana – spiegava papa Benedetto XVI il 6 gennaio del 2013 –. E per questo volevano sapere se Dio esiste, dove e come Egli sia. Se Egli si cura di noi e come noi possiamo incontrarlo.

Volevano non soltanto sapere. Volevano riconoscere la verità su di noi, e su Dio e il mondo. Il loro pellegrinaggio esteriore era espressione del loro essere interiormente in cammino, dell’interiore pellegrinaggio del loro cuore. Erano uomini che cercavano Dio e, in definitiva, erano in cammino verso di Lui. Erano ricercatori di Dio»


L’Epifania forse racconta proprio questo: chi ha trovato, consolidi. Chi non ha trovato, non smetta di cercare. Perché è l’atteggiamento che trasforma lo sguardo, e l’ispirazione arriva dai monaci, dal loro quaerere Deum, cercare Dio. Se da lì è rinata l’Europa, qui oggi possiamo rinascere noi. 

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