lunedì 17 agosto 2020

Nuovo lockdown, 700 psicologi scrivono al premier Conte

Aumento dei sintomi depressivi, propensione al danneggiamento di altri e di se stessi, timori, disagio e ansia legata alla propria sopravvivenza. Sono solo alcuni dei sintomi registrati nella popolazione italiana a seguito del lockdown, spia di un malessere profondo: accanto all’emergenza sanitaria ed economica, corre parallela un’emergenza sociale, le cui proporzioni potrebbero essere drammatiche.

È questo l’allarme lanciato da 700 psicologi e psichiatri, che hanno firmato una lettera aperta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, Al Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, al Ministro della Salute Roberto Speranza e alle Presidenze di Camera e Senato. 

Solitudine per lockdown, un ragazzo solo guarda alla finestra

La lunga lettera affronta «i danni psicologici conseguenti al lockdown e alla sua gestione, i pericoli di una comunicazione contraddittoria e fondata sulla paura e la preoccupazione sulle conseguenze di una ripresa non sistemicamente ragionata». La quotidianità, secondo i firmatari della lettera, ha assunto le fattezze di uno scenario orwelliano, nel quale le relazioni sociali e il senso di comunità sono state ferite da paura e sospetti, con danni immediati sulla salute psichica degli individui. Ma gli effetti collaterali si faranno sempre più presenti nel lungo periodo.

 

L’isolamento e le sue ripercussioni

A segnare maggiormente la vita quotidiana delle persone è stato l’isolamento, affermano i 700 esperti: «l’isolamento è da sempre associato a conseguenze sul piano psichico e somatico che comportano una caduta sulle possibilità di resilienza e di corretto funzionamento del sistema immunitario. Siamo esseri viventi con una natura intrinsecamente relazionale, indispensabile per un vivere salubre». E i sintomi sono già presenti nella popolazione: «Molteplici survey ed osservatori clinici hanno rilevato un aumento dei sintomi depressivi nella popolazione, che variano da un umore depresso difficilmente contenibile alla perdita di motivazione, dal senso di affaticamento fisico e cognitivo a sentimenti di autosvalutazione». 

Riguardo gli effetti della quarantena, gli psicologi si sono basati anche su una ricerca effettuata dall’Università degli Studi dell’Aquila, l’Università di Roma Tor Vergata e il progetto Territori Aperti nell’aprile scorso. Tutto ciò, ricordano i firmatari della lettera, ha pesanti ricadute sul sistema immunitario che, indebolito, espone il soggetto a nuove patologie.

 

Una comunicazione di dubbi e paure

Non sono mancate poi le contraddizioni nelle comunicazioni ufficiali, ricordano gli psicologi, con episodi «di censura di punti di vista autorevoli, ma non riconosciuti dal mainstream». Un clima sempre più incerto, che ha visto «la progressiva concretizzazione di scenari orwelliani», nel quale ha prevalso e continua a prevalere la paura, unita al sospetto verso l’altro, con episodi di vera e propria «sospettosità paranoide nei confronti degli altri, come “portatori di malattie” e untori». In questo scenario, il prezzo più alto è stato pagato dalle persone sole e dai bambini: nei confronti di questi ultimi infatti l’Oms ha suggerito «l’utilità dei videogiochi per far trascorrere il tempo ai più piccoli o da idee di rientro inaccettabili come l’uso di braccialetti elettronici per il distanziamento o, ancora peggio, soluzioni a lungo termine di video-educazione». 

Non si salva neanche il protagonismo di una certa visione della scienza: «Il metodo di ricerca scientifico presentato è un decadente scientismo», scrivono gli psicologi, «attraverso il quale viene imposto all’opinione pubblica la mitologica idea di scienza in grado di offrire soluzioni matematiche e risposte a tutto, piuttosto che riconoscerne con onestà intellettuale i reali limiti e le incertezze». 

 

Pericolo pensiero unico?

Sulla strada da percorrere per uscire da questo loop i 700 psicologi non hanno dubbi: occorre superare la «devianza comunicativa» che è cresciuta assieme alla paura. «Allo stato attuale l’espressione di un’opinione non accettata dal mainstream non appare praticabile senza ritorsioni, minacce o pubbliche gogne mediatiche», scrivono nella lettera aperta. «Una voce dissonante viene inevitabilmente bollata come fake news o complottismo, immediatamente aggredita e processata non attraverso seri e più che leciti dibattiti ma con ostracismo radicale a priori dal sistema mediatico, negando ogni forma di dubbio o di pensiero alternativo, a costo della menzogna o della delegittimazione personale». Non è infatti possibile appellarsi al senso di responsabilità del singolo individuo quando «lo si spinge di fatto verso gravi scompensi psicopatologici». 

Mentre si torna a dibattere della possibilità di un nuovo lockdown in autunno, i 700 psicologi e psichiatri avvertono: «Allo stato attuale ci sono tutti i presupposti per poter individuare gli elementi in gioco di una forte manipolazione psicologica delle masse da parte di una visione, un pensiero e un approccio alla vita dominante che cerca di imporsi come unico e indiscutibile». La palla passa quindi al Governo, al quale i firmatari chiedono: «di riportare al centro l’idea del cittadino come essere vivente con qualità e necessità fisiche, psichiche e spirituali, innalzandolo dal livello di mero consumatore in cui è decaduto». 


(Image by Noah Silliman from Unsplash)

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