mercoledì 17 ottobre 2018

Gianna Jessen a Pavia: "La vita è un dono"

«Sono qui per dire che ognuno è immensamente amato da Dio, il mio messaggio principale voglio sia questo. Non siamo mai abbandonati qualunque sia la nostra condizione: dobbiamo crederlo con tutto il cuore e, pertanto, lasciarci semplicemente amare». (Gianna Jessen) 

Il 30 novembre Gianna Jessen sarà a Pavia per la serata inaugurale del suo tour di conferenze in Italia. Wikipedia la definisce “un'attivista antiabortista statunitense", ma chi è davvero Gianna Jessen? Ecco come lei stessa si presenta: «Sono stata abortita e non sono morta. La mia madre biologica era incinta di sette mesi quando andò da Planned Parenthood nella California del sud e le consigliarono di effettuare un aborto salino tardivo. Un aborto salino consiste nell’iniezione di una soluzione di sale nell’utero della madre. Il bambino inghiottisce la soluzione, che brucia il bambino dentro e fuori, e poi la madre partorisce un bambino morto entro 24 ore. Questo è capitato a me! Sono rimasta nella soluzione per circa 18 ore e sono stata partorita viva il 6 aprile 1977 alle 6 del mattino in una clinica per aborti della California. 

C’erano giovani donne nella stanza che avevano appena ricevuto le loro iniezioni ed aspettavano di partorire bambini morti. Quando mi videro, provarono l’orrore dell’omicidio. Un’infermiera chiamò un’ambulanza e mi fece trasferire all’ospedale. Fortunatamente per me il medico abortista non era alla clinica. Ero arrivata in anticipo, non si aspettavano la mia morte fino alle 9 del mattino, quando sarebbe probabilmente arrivato per il turno d’ufficio. 
Sono sicura che non sarei qui oggi se il medico abortista fosse stato alla clinica dato che il suo lavoro è togliere la vita, non sostenerla. Qualcuno ha detto che sono un “aborto mal riuscito”, il risultato di un lavoro non ben fatto. Fui salvata dal puro potere di Gesù Cristo. Signore e Signori, dovrei essere cieca, bruciata… dovrei essere morta! E tuttavia, io vivo!

Gianna Jessen, sopravvissuta a un aborto salino tardivo, a Pavia

Rimasi all’ospedale per circa tre mesi. Non c’era molta speranza per me all’inizio. Pesavo solo nove etti. Oggi, sono sopravvissuti bambini più piccoli di quanto lo ero io. Un medico una volta mi disse che avevo una gran voglia di vivere e che lottavo per la mia vita. Alla fine potei lasciare l’ospedale ed essere data in adozione. Per via di una mancanza di ossigeno durante l’aborto vivo con la paralisi cerebrale. Quando mi fu diagnosticata, tutto quello che potevo fare era stare sdraiata. Dissero alla mia madre adottiva che difficilmente avrei mai potuto gattonare o camminare. Non riuscivo a reggermi e mettermi a sedere da sola. 

Attraverso le preghiere e l’impegno della mia madre adottiva, e poi di tanta altra gente, alla fine ho imparato a sedere, a gattonare e stare in piedi. Camminavo con un girello e un apparecchio ortopedico alle gambe poco prima di compiere quattro anni. Fui adottata legalmente dalla figlia della mia madre adottiva, Diana De Paul, pochi mesi dopo che cominciai a camminare. Il Dipartimento dei Servizi Sociali non mi avrebbe rilasciato prima per essere adottata. Ho continuato la fisioterapia per la mia disabilità e, dopo in tutto quattro interventi chirurgici, ora posso camminare senza assistenza. Non è sempre facile. A volte cado, ma ho imparato a cadere con grazia dopo essere caduta per 19 anni. 

Sono così grata per la mia paralisi cerebrale. Mi permette di dipendere veramente solo da Gesù per ogni cosa. Sono felice di essere viva. Sono quasi morta. Ogni giorno ringrazio Dio per la vita. Non mi considero un sottoprodotto del concepimento, un pezzo di tessuto, o un altro dei titoli dati ad un bambino nell’utero. Non penso che nessuna persona concepita sia una di quelle cose. Ho incontrato altri sopravvissuti all’aborto. Sono tutti grati per la vita. La cosa migliore che posso farvi vedere per difendere la vita è la mia vita. È stata un grande dono». 

L’incredibile vicenda di Gianna Jessen raggiunse persino Madre Teresa di Calcutta che, dopo averla incontrata, disse: «Dio sta usando Gianna per ricordare al mondo che ogni essere umano è prezioso per Lui. È bello vedere la forza dell’amore di Gesù che Egli ha riversato nel suo cuore. La mia preghiera per Gianna, e per tutti quelli che la ascoltano, è che il messaggio dell’amore di Dio ponga fine all’aborto con il potere dell’amore». 

Gianna Jessen sarà a Pavia venerdì 30 novembre alle 20.45 per la prima tappa italiana del tour “Gianna Jessen. La bambina che non doveva nascere”: appuntamento al Salone del Terzo Millennio c/o Casa del Giovane, Via Francesco Lomonaco 23.

Nessun commento:

Posta un commento

E tu, cosa ne pensi?