domenica 6 settembre 2020

La bottega di Pupi Perati, l'invisibile prende forma

«Nel 460 d.C. un’orda di barbari Eruli entrò in città, e distrusse con le fiamme anche le due cattedrali che si trovavano nel cuore del centro abitato. La gente le ricostruì più grandi e più belle di prima. L’impresa, un grande sforzo per tutta la comunità, riuscì anche grazie a santi vescovi come Epifanio e all’intervento degli angeli. La storia di Pavia è particolarmente legata agli angeli». L’occhio cade sull’orologio: sono passate quasi due ore, come siamo arrivati alla storia dell’antica Ticinum? 

Entrare nella bottega di Pupi Perati, in via Teodolinda 2/4, angolo piazza del Duomo, significa mettere il mondo in parentesi per qualche minuto, o forse qualcosa di più. Si entra per acquistare un’opera d’arte, si esce con l’opera e molto di più. I pregiati vetri da fusione incontrano l’oro e altri preziosi minerali dando vita a qualcosa di unico. Come la storia che li ha ispirati.

Ascoltare la descrizione delle opere esposte, durante l’ardua fase della scelta, è già un viaggio nell’arte, nella storia, nella spiritualità, nell’immaginazione. E il luogo raccolto, dove la luce che riesce a filtrare tra le case rimbalza sui vetri dando loro vita, non può che richiamare lo sguardo verso Pavia. La vetrina laterale, che si affaccia su vicolo degli Eruli, regala uno scorcio del Duomo. Ecco la cupola, la terza in Italia per dimensione, ecco la facciata della cattedrale, ecco il cuore pulsante della città. Ed ecco gli angeli, dipinti da Pupi Perati, che instancabilmente ripuliscono i muri sfregiati dai nuovi barbari. «Finché ci sarà qualcuno che si opporrà al male, ci sarà spazio per la speranza. Gli angeli hanno custodito la città nei secoli e non smettono mai di vegliare su Pavia», racconta Pupi Perati, con un sorriso che contagia gli occhi e supera la mascherina. 

La quotidiana resilienza al male dei singoli può molto di più delle gesta eroiche di un eroe solitario. Anche in un mondo che cambia, che dimentica le piccole botteghe per oggetti in serie consegnati a casa, che rende tutti più liberi ma solo a patto di diventare consumatori compulsivi, l’arte rimane l’antidoto più efficace per risollevare l’anima e risvegliare la coscienza. 

Di fronte alla solitudine, esito ineluttabile dell’oggi che tutti avvolge prima o poi, l’antica Ticinum, città a misura d’uomo, offre un conforto speciale. Sul tiburio della cattedrale di santo Stefano c’era un tempo un grande serafino, a custodia e protezione della città. Il 7 aprile del 1460 un violento temporale gettò a terra la scultura, danneggiandola gravemente.

«La statua era perduta – racconta Pupi Perati –, ma il grande angelo non se ne andò. Ormai invisibile agli occhi, aprì le ali e risplendette nella gloria del Signore. Gli uomini continuavano ad affaccendarsi nelle attività di ogni giorno, nei pressi della cattedrale, ma nessuno alzò più lo sguardo a cercare il serafino e nessuno si accorse che l’angelo vegliava ancora da lassù»

Già, «l’essenziale è invisibile agli occhi», come dice la volpe al piccolo principe, eppure tra i vetri di Pupi Perati è possibile intravedere qualcosa. È possibile ricordare al cuore che sì, oltre tutto il visibile, c’è molto altro. Se vi trovate a Pavia, passate da via Teodolinda e lasciatevi stupire. 

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1 commento:

  1. Conosco molto bene il negozio di Pupi Perati artista di grande talento, abitando vicino passo spesso davanti alla vetrina e non posso fare a meno di fermarmi ad ammirare le sue opere

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