martedì 6 giugno 2017

La processione delle Sante Spine a Pavia

“(…) Ora, fratelli e sorelle, la testimonianza suprema di Cristo, che continua a rinnovarsi nei martiri cristiani dei nostri giorni, acquista la forza di una provocazione per noi, chiamati a vivere in un tempo non facile. Purtroppo si susseguono notizie di attentati terroristici che mietono vittime innocenti, in Europa e in tante nazioni, e dobbiamo riconoscere che, a volte, sembrano “contare” di più le vittime degli attentati “di casa nostra” in Inghilterra, in Francia, in Germania, in Belgio, rispetto alle vittime, molto più numerose, di nazioni lontane, come l’Afghanistan, il Pakistan, l’Iraq, la Siria, l’Egitto, lo Yemen, la Nigeria, le Filippine, l’Indonesia. E potremmo aggiungere altri paesi! 
Fa davvero impressione la minaccia del terrorismo fondamentalista religioso, che sfigura il nome di Dio, e che rappresenta un cancro terribile, che giunge a infettare anche giovani nati e cresciuti nella nostra Europa.

La cupola del duomo di Pavia illuminata durante la festa delle Sante Spine

Ebbene, fratelli e sorelle, di fronte a questo scenario, che potrebbe accompagnarci per un tempo non breve, che cosa ci è chiesto? Come non soccombere alla paura, che può portare a forme di panico, com’è accaduto l’altra sera nella Piazza di San Carlo a Torino, appena si è temuto lo scoppio di una bomba? Come evitare di cadere nella logica di un sospetto generalizzato verso lo straniero, il diverso da noi? Come non restare prigionieri di una cultura dello scontro, dell’esclusione e della chiusura a chi proviene da nazioni lontane, spesso in fuga dalla fame, dalla guerra, dalla persecuzione?
Ci viene ripetuto che occorre reagire, che dobbiamo continuare a vivere come prima, senza lasciarci condizionare da paure e misure di sicurezza: la vita deve andare avanti, con i suoi ritmi, i suoi impegni, i suoi luoghi di divertimento, i suoi “riti” laici come concerti e raduni. Ma, giustamente, ieri il Cardinale Angelo Scola, ha posto una domanda che vale per tutti, credenti e non credenti, e che interpella in modo particolare noi, discepoli di questo Re coronato di spine, il Trafitto vivente nella gloria: «Non basta dire “continuiamo a vivere come prima”. Come stiamo vivendo? È sufficiente per affrontare tutto questo?».
Alla sete d’infinito e di vita, che costituisce il cuore dell’uomo e che si fa sentire con più forza nell’adolescenza e nella giovinezza, che cosa abbiamo da offrire? Forse il vuoto e il nulla, che si nascondono dietro una certa mentalità nichilista e edonista, ben rappresentata da alcuni personaggi dello spettacolo e della musica, nella loro esistenza e nelle cose che esprimono?
Un cuore affamato di vita e di un ideale per cui valga la pena vivere e morire, può farsi affascinare da proposte e visioni religiose di stampo integralistico e ideologico, che possono anche condurre alla violenza, al fanatismo, al sacrificio della propria vita, magari per uccidere altri, in una caricatura folle e demoniaca del martirio! Perché il martire cristiano è esattamente l’opposto: non muore odiando la vita, ma amando il Signore che rende sensata e bella l’esistenza, e non perisce dando la morte ad altri innocenti, ma muore perdonando i propri uccisori, come ci hanno testimoniato, in questi mesi, cristiani copti in Egitto, o cristiani in Siria, nei campi profughi di Erbil in Kurdistan, famiglie che in una notte hanno perso tutto e sono dovute fuggire (…).” (dall’intervento del vescovo Corrado Sanguineti per la Solennità delle Sante Spine, lunedì 5 giugno 2017, Duomo di Pavia)
 
(la storia delle Sante Spine e il racconto della celebrazione sono in edicola oggi, sulle pagine de “la Provincia Pavese”) 

Nessun commento:

Posta un commento

E tu, cosa ne pensi?