lunedì 6 giugno 2016

Perché leggere, sempre

“(…) D’altra parte chi non ha capacità e abitudine di lettura è un soggetto dalle risorse limitate non solo dal punto di vista cognitivo ma anche esistenziale, che spesso non sa pensare l’esistenza sua e altrui al di fuori dei binari dell’inerzia e del senso comune, che quando ama usa schemi rudimentali e stereotipi perché non conosce le mille variazioni dell’amore, quando soffre non sa come cavarsela e si chiude in sé, perché non sa dialogare e raccontare il dolore né con se stesso né con chi, se solo sapesse dirsi, sarebbe disposto ad ascoltarlo, e quando gli tocca di conversare dice di sé, quasi con fierezza: “Io sarò un ignorante, ma…” per poi sciorinare una valanga di banalità. 
Il non-lettore ammanta solitamente la sua ignoranza di pragmatismo, si autorappresenta come un “tecnico”, si definisce “concreto”, ma non sa che quel mondo, che al suo risveglio gli si presenta solo come un elenco di problemi da risolvere e di cose da fare, è soltanto di contenitore di un’esistenza fatta di modeste abitudini, di aspirazioni convenzionali e desideri inautentici, di manìe scambiate per desideri. 
Il non-lettore non vive <<il mondo>>, ma la sua riduzione in stereotipi e routine, perché non è in grado di pensare e sognare un <<altrove>>, e anche se tenta di sostituire la lettura con il cinema e le storie audiovisive ne capisce ben poco, perché solo chi è iniziato alla lettura sa trovare e interpretare il racconto implicito che ha generato la scrittura cinematografica. Ed è, purtroppo, colui che riduce l’avventura pedagogica al livello della formazione strumentale, pensando che la scuola deve preparare al lavoro e al <<mercato>>, dimenticando (o fingendo di dimenticare per nascondere la propria inadeguatezza) che la Paideia è ben altro, e va ben oltre.


Il lettore ha molti mondi a disposizione, e molti modi di interpretare, rappresentare, pensare, desiderare, progettare il suo essere nel mondo. Abituato a esercitare il giudizio critico su testi nei quali prendono forma universi, storie, personaggi che non sono mai qualcosa di già dato, di assoluto, egli sa prendere le distanze da qualsiasi tipo di <<oggettività>> perché è ben consapevole di come in ogni giudizio, in ogni scelta, in ogni azione c’è l’interpretazione (l’ermeneutica) del mondo e del suo apparire, condizionata e orientata dalla componente estetica che affianca sempre, ineludibilmente, il lavoro della ragione.” (Marco Dallari, “La dimensione estetica della Paideia. Fenomenologia, arte, narratività”, Gardolo, Edizioni Erickson, 2005) 

Desidero condividere con voi queste parole del Professor Dallari. Politicamente scorrette? Non sono un atto d’accusa, neppure una dichiarazione di superiorità. Bensì un accorato invito a scoprire la bellezza della lettura, a guardare oltre le pagine routinarie del quotidiano, a intravedere le trame nascoste dei giorni e degli avvenimenti. 
Oggi più che mai abbiamo bisogno di leggere, di accendere la curiosità. Non è mai troppo presto per ricevere in regalo un libro. Non si è mai troppo piccoli. E non si è mai troppo grandi. Buona lettura.

(in foto: la Biblioteca del Trinity College di Dublino, in Irlanda. Una delle biblioteche più famose del mondo: fondata nel 1712, ospita la magnifica Long Room e il Libro di Kells, capolavoro dell’arte decorativa medievale. Da Panorama.it)

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