Eccellenze reverendissime,
sono un ragazzo di 29 anni,
sono un giornalista freelance. Il 20 di febbraio non sapevo come tenere assieme
i tanti nuovi progetti che stavano nascendo, il 20 di giugno mi ritrovo a
guardare un mondo ferito, tutto da ricostruire. Oggi scrivo a voi, perché
quando la bufera ci ha travolti voi ci siete stati.
Il 23 febbraio, quando
ancora molti sottovalutavano l’emergenza e ci proponevano l’apericena, i
vescovi lombardi hanno sospeso le Messe con concorso di popolo. In quella
decisione, sofferta e inedita, abbiamo visto il desiderio di custodire l’umano,
di collaborare con le autorità civili, di essere nel mondo senza diventare del
mondo.
Quando la Chiesa vola alto
Mentre la sanità rischiava di implodere,
mentre l’economia rallentava fin quasi a fermarsi, mentre la paura faceva
emergere anche l’egoismo e l’arroganza, si fissavano nella memoria le immagini
del vescovo di Pavia che portava il Santissimo Sacramento in Piazza Vittoria,
per benedire tutta la città. Le immagini dell'arcivescovo di Milano che saliva sulle terrazze del duomo per invocare la benedizione della Madunina sulla nostra
sofferente Lombardia. Le immagini del vescovo di Torino che esponeva la
Sindone, a ricordarci che anche nel dolore più terribile c’è un senso. Le
immagini del vescovo di Verona che, grazie a Telepace, entrava ogni giorno
nelle nostre case per la Messa dal duomo deserto. E sono solo i primi esempi
che mentre scrivo tornano alla mente.
Non sono stati solo doni per la fede,
segni di speranza per chi crede e per chi non crede, ma testimonianza che non
tutto è liquido nella nostra società. Che esiste ancora un’istituzione
credibile, che si può continuare a credere anche quando tutto precipita, che si
può ancora essere coerenti. E noi giovani abbiamo più che mai bisogno di esempi
luminosi. A voi dunque ora chiedo: siate al nostro fianco. Eccellenze, noi
giovani abbiamo bisogno di sentirci coinvolti, interpellati, ascoltati. Vogliamo
essere presenti nelle vostre omelie, vogliamo essere pensati nei vostri
progetti.
Fase 3, i giovani e il posto fisso
Abbiamo paura per il lavoro? Sì,
tantissima. E abbiamo paura anche perché non vogliamo accontentarci, perché a
noi il posto fisso non basta. Certo, ci piace, lo desideriamo, sappiamo che la
stabilità economica è fondamentale per immaginare il proprio futuro, ma siamo
consapevoli che la vita non può esaurirsi lì. Noi vogliamo il posto fisso
dell’anima, perché sappiamo che se un lavoro fa comodo solo alle nostre tasche
non regala il futuro. Perché per scoprire la propria vocazione e realizzarla
non basta un buono stipendio. Serve, ma non basta. Il problema è che queste
cose le sappiamo già, il cuore le ripete senza sosta, ma troppo spesso restiamo
soli quando le fatture non vengono pagate. Restiamo soli quando il nostro
potere contrattuale si riduce sempre di più.
Chi è al nostro fianco quando il
datore di lavoro taglia i compensi per i collaboratori esterni, per i giovani,
per gli ultimi arrivati? Quando ci viene messo davanti un contratto senza ferie
né malattia, un contratto che ci retribuisce pochi euro lordi ad articolo, e
che può essere rescisso dall’azienda con poche settimane di preavviso? Chi è al
nostro fianco quando proviamo a protestare, quando chiediamo che il nostro
lavoro sia pagato dignitosamente, e ci sentiamo rispondere che tanto se
rifiutiamo noi ci sono tanti altri giovani disposti a tutto per il posto?
I contratti precari e lo sfruttamento
Lo sfruttamento non esiste solo nei campi,
lo sfruttamento si nasconde sotto infiniti stage gratuiti, tirocini pieni di
promesse, contratti co.co.co che sembrano traguardi veri. Lo sfruttamento è
chiedere anni di esperienza per poi mandare a fare le fotocopie, ma è anche
mettere sulle spalle di un giovane grandissime responsabilità senza
riconoscerle dal punto di vista economico. Sapete, cari vescovi, c’è chi ci
vuole pagare con la visibilità, chi ci vuole pagare con le promesse, chi
nemmeno finge di volerci pagare. E poi c’è chi chiama “diritti acquisiti”
quelli che sono privilegi fuori da qualsiasi attuale logica di mercato: neanche
quelli possono essere toccati per stabilizzare un giovane, per aiutarlo a
costruirsi una strada. Dov’è la solidarietà? Dov’è l’alleanza fra generazioni?
Giovanni
Paolo II ci ha esortati ad essere sentinelle del mattino, e non vogliamo
tradire la sua fiducia, ma guardiamoci in faccia, occhi negli occhi: chi ha
voglia di avere vicino una sentinella del mattino? Chi prova simpatia per un
giovane che tiene accesa la sua inquietudine, che si pone domande di senso, che
prova repulsione verso le ideologie, che non vuole diventare una pedina grigia?
Chi ha voglia di assumere una sentinella del mattino? Noi la civiltà dell’amore
la vogliamo costruire, e vogliamo farlo insieme a chi è più grande di noi, ma
abbiamo bisogno della vostra solidarietà.
La vita da amare e la fine del mese
Parlate
di noi Eccellenze, parlate dei nostri sogni, delle nostre aspirazioni, delle
nostre battaglie quotidiane per arrivare alla fine del mese. Ricordate alla
Chiesa che ci siamo. Un’ultima richiesta: raccontateci le cose grandi.
Ricordateci che è l’amore che cambia il mondo, che difendere la vita significa
dire che non esistono vite non degne di essere vissute, che le relazioni hanno
senso se poggiano su un progetto di vita, che non c’è voce più sincera di Chi è
più intimo a me di me stesso, che l’inquietudine non si placa con la fuga ma
affrontando le proprie ferite e i propri limiti, che essere cristiani è
un’avventura stupenda. Che, per quanto siano grandi i nostri limiti, la vita
intera può diventare meravigliosa se si tiene la testa ben dritta e lo sguardo
rivolto al cielo.
Sapete, queste cose non ce le racconta più nessuno. E quando
arrivare alla fine del mese è una lotta così dura, il pericolo più grande è
perdere la speranza, la capacità di guardare il prossimo come un fratello.
Perché non dovremmo spiaggiarci sul divano in attesa che qualcuno inventi il
reddito di gioventù? Il nostro cuore non vuole smettere di cercare. Stateci
accanto. Grazie.
Cosa vuoi che ne pensi io....... Mi piacerebbe leggere cosa ne pensano i vescovi!
RispondiEliminaHo condiviso il link nel gruppo whatsapp del gruppo giovani che seguo come educatore e ne è nato un bel dibattito. Ora i ragazzi vorrebbero la risposta dei vescovi. Grazie per la riflessione.
RispondiEliminaA vedere cosa si prende con il reddito di cittadinanza perché io devo accettare uno lavoro o uno stage a 280 euro lordi al mese?
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