No, non è polvere, il disco ormai è usurato e la musica non si sente più. Si spegne per sempre la vetrina di “Rewind”, l’ultimo negozio di dischi di Pavia, e via Menocchio si scopre più povera. Da 18 anni il piccolo negozio illuminava la viuzza longobarda che si apre su piazza Duomo, offrendo in pochi metri quadrati un assortimento musicale tendente all’infinito.
CD, cassette, vinili, DVD, poster promozionali: tutto trovava magicamente un posto dove rimanere in equilibrio precario. E il cliente, entrando, veniva sommerso da due onde di musica alte fino al soffitto.
Il vero segreto di “Rewind” però era ed è il titolare, Silvio Racchi, con la sua voce potente e il suo atteggiamento apparentemente burbero. Si entrava per acquistare un disco, ma raramente si usciva con un disco solo.
Dopo una breve indecisione (avevo già sforato il mio budget), decido di acquistarlo e inizio subito ad ascoltarlo mentre torno verso casa in auto. Da quella sera non ho più smesso di comprare i dischi di Enya e, grazie a quel suggerimento, ho scoperto anche Loreena McKennitt, artista capace di costruire atmosfere magiche con le sette note.
Non era solo vendere, era cercare di riconoscere i gusti del cliente per guidarlo all'avventura verso nuovi mondi musicali. A volte con una sincerità spiazzante: «Sicuro di volere proprio quel disco? Guarda che è solo marketing prenatalizio, non c’è dentro neanche un inedito e i brani non sono rimasterizzati. Pensaci».
Insomma, Silvio Racchi è competente. E vi sembra poco oggi? La musica lui la ama, la conosce, la rispetta. E rispetta così i propri clienti, che si sentono guidati e consigliati. Questo anno difficile, fra lockdown e zona rossa, ha dato il colpo definitivo a tante piccole realtà indipendenti, che possono offrire competenza e unicità nel rapporto diretto, in presenza, ma non possono competere con i giganti del web nelle spedizioni.
Difficile immaginare oggi un nuovo spazio dedicato interamente alla musica. Peccato. Perché ogni piccolo negozio indipendente che chiude porta con sé un tassello del mosaico che compone il volto di Pavia. Un quadratino che rimane vuoto, grigio, o viene occupato dal marchio di una grande catena. Come avvenuto con l'iconica sede di “Annabella”, l'elegante boutique di “Novelli” e la magica vetrina di “Medagliani”. E no, non è la stessa cosa.
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