martedì 10 maggio 2016

La Chiesa cammina accanto ai giovani

Venerdì 15 aprile, h. 15.00, stazione ferroviaria di Pavia. Fa caldo, ma c’è un vento così forte che scuote i pensieri. Ci stiamo radunando per partire alla volta di Milano e festeggiare insieme a migliaia di studenti da tutta la Lombardia il Giubileo dell’Università. Pian piano tutti rispondono all’appello, rivelando una sorpresa speciale: il nostro Vescovo, Mons. Corrado Sanguineti, viaggia in treno con noi! Se anche il sistema ferroviario avesse confermato le sue discutibili efficienze, noi non ce ne saremmo accorti, tanto eravamo presi dal fare conoscenza e raccontarci a vicenda.
La delegazione pavese comprendeva la Fuci di Pavia, con don Riccardo Santagostino Baldi, guida insostituibile, una rappresentanza dei giovani di San Genesio, capitanati da Alessandra Belloni (quante volte ci saremmo persi senza di lei!), il gruppo degli universitari di Comunione e Liberazione, guidati dalla professoressa Rosy Nano, docente di Anatomia comparata e Citologia dell’Università degli Studi di Pavia, e poi vari studenti delle diverse facoltà. Una splendida occasione per raccontare al nostro Vescovo le speranze, i sogni e le aspettative che ci animano. Ma anche per ridere e scherzare insieme. A Milano poi abbiamo incontrato anche madre Eleonora, del Collegio “Senatore”, e Giovanni Naldi, pavese, professore di Matematica presso la Statale di Milano. 


Così, mentre il sole faceva risplendere la facciata del Duomo, abbiamo attraversato la Porta Santa e siamo entrati nel primo momento della celebrazione, dedicato alle parole dei grandi testimoni della misericordia: Dietrich Bonhoeffer, Frère Christian De Chergé, Shahbaz Bhatti, i 140 giovani martiri della strage di Garissa (Kenya) ed Edith Stein. Tutto questo per raccontare la bellezza fattuale dell’esperienza cristiana, il peso tangibile sulla società che ha il nostro dire “sì” alla fede. Il Cardinal Scola ha insistito a lungo sulla “moralità dell’intelligenza”: la nostra sete di conoscenza non deve essere senza regole, correndo il rischio di perdersi nelle nebbie che facilmente avvolgono il mondo dei giovani. Nello scegliere la facoltà dobbiamo chiederci: di cosa necessita la mia Chiesa? Di cosa ha bisogno la società civile? Di fronte all’assenza del lavoro dobbiamo saperlo creare, ripristinando quella bella onestà, purezza e solidarietà, valori che tanti prima di noi, già “vecchi dentro”, hanno sporcato per i loro interessi personali.
Essere un giovane studente è proprio questo: scegliere di aderire a un progetto pieno di senso, ricco di amore e con una meta ben chiara. Risalire al momento nel quale abbiamo sentito di essere chiamati come cristiani a metterci in ascolto, a servizio della nostra Chiesa, sempre in ricerca del bene della nostra società. Così facendo i cristiani possono essere i più civici, i più comunionali, perché scelgono di aderire a un progetto più grande di bene. Un bene non astratto, ma che passa dalle maglie (anche le più strette) del nostro quotidiano, trasformandolo.
Siamo chiamati a costruire i nostri percorsi universitari confermandoci pluriformi nell’unità, portando, ciascuno nel suo campo, la bellezza dell’incontro con un Dio che è amore. Uscendo dalla Cattedrale, al termine della celebrazione, zampillavano nella mente anche gli ostacoli che ci attendono. Non sono pochi, e nemmeno piccoli. Eppure le parole dell’Arcivescovo risuonavano nei nostri cuori con maggiore forza rispetto alle paure: “Nessun amore autentico, anche se non ricambiato, è vano”. (articolo apparso su “il Ticino”, venerdì 22 aprile 2016, anno 125, n. 16, “La Chiesa Cammina accanto ai giovani”, Giacomo Bertoni)

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