venerdì 18 ottobre 2013

"E il sole non volge altrove lo sguardo..."

Le tante parole di questi giorni si sono alzate verso il cielo come un tardivo appello ad una giustizia che ormai è stata cancellata dall’indifferenza. Un’indifferenza che resta come un filo rosso a legare le storie orribilmente simili dei campi di concentramento di qualsiasi regime dittatoriale. Piccoli punti neri sulle mappe del mondo che non possono essere dimenticati. Su quell’erba che a fatica ricresce risuona ancora il frastuono di vite che diventavano numeri, lo stridere di umanità annientate, il rombo dell’odio che divorava l’aria. Ma è proprio da quei campi di sterminio che si leva un canto di speranza: ha le sembianze di una donna che è sopravvissuta all’orrore e che ancora lotta contro l’oblio. Le sue parole guariscono le ferite che ancora oggi qualcuno tenta di infettare. 

"Sono stata contenta quando hanno catturato Priebke così come Klaus Barbie o Adolf Eichmann. Ma non sono mai stata una persecutrice. Sono stata già molto impegnata a leccarmi le ferite della mia vita precedente. Ho cercato l'amore, intorno a me. Non l'odio. Ho tentato di essere me stessa senza coltivare sentimenti di vendetta. Non volevo diventare come i miei persecutori. Io sono diversa da loro, per mia fortuna." (Liliana Segre, intervistata da Paolo Conti, Corriere della Sera, 14 ottobre 2013)
"... E il sole non volge altrove lo sguardo
dipinge il cielo con sprazzi d'azzurro
anche se i fiori nell'aria sospesa, brezza leggera,
soffia sull'erba... Ci sarà mai pace
nel mio cuor...?"
(da "La Variante di Luneburg", fabula in musica, dal romanzo di Paolo Maurensig, musiche di Walter Sivillotti, con Milva e Walter Mramor)

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