venerdì 29 maggio 2020

Trovare pace e serenità in un'antica basilica

«Ma cerchi San Pietro in Ciel d'Oro, chi vuol andar per pace. Lo cerchi nella sua piazza remota, un tempo spaziante e mossa d'alberi, ora ingombra d’un pesante casone, che è un pugno nell'occhio della piazza e di chi la guarda. Se pensi che lì dentro, in un'arca d'avorio del Trecento (opera dei fratelli Senesi), trovano pace da secoli le inquiete ossa di Sant'Agostino. La basilica, anche per quel suo scendere giù (“giuso in Ciel d'auro”), pare inginocchiarglisi innanzi, in un gran singhiozzo delle Confessioni». (da “Viaggio in Pavia”, di Cesare Angelini)

Immagine della basilica di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

Sostare in silenzio nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia significa scoprire che quel silenzio è in realtà denso di parole sussurrate. Sant’Agostino continua incessantemente a chiedere verità, San Severino Boezio dona consolazione con la filosofia, Santa Rita ascolta con pazienza anche le cause impossibili, la Madonna del Buon Consiglio suggerisce la via ai confusi, Santa Monica protegge le mamme che soffrono a causa dei figli. I rumori della città scompaiono, coperti dal cinguettio degli uccellini che popolano il chiostro.

Immagine dell'arca che custodisce le spoglie mortali di Agostino d'Ippona

Qui, come forse in nessun altro luogo, è possibile il dialogo con Chi è più intimo a me di me stesso. Qui, è possibile ritrovare quella pace cantata da Cesare Angelini, la pace che muove i passi di chi entra in Pavia, l’antica Ticinum. 

Immagine del Ciel d'Oro della basilica di Pavia

L’umanesimo cristiano, la città a misura d’uomo, l’inquietudine che risveglia la coscienza: basta sedersi qui, su una panca della basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, e tutto trova la sua perfetta collocazione.

Immagine della tomba del re longobardo Liutprando

«E quasi non bastasse quel colosso di santità a dar gloria alla basilica, nella cripta giace il corpo di San Severino Boezio, e, sotto un pilone, quello di re Liutprando. Proprio qui avvenne l'incontro di papa Zaccaria col re che, per ringraziare il Pontefice della sua buona amicizia, fece trasportare dalla Sardegna le ossa del Santo. Il Petrarca si commoveva visitando questo “grande consorzio” di santi, di filosofi e di re; e il Boccaccio ne aiutò la fama con la penultima novella del Decamerone, quella di messer Torello. Letteratura che non guasta». (da “Viaggio in Pavia”, di Cesare Angelini) 

Immagine della tomba di San Severino Boezio a Pavia

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