Si moltiplicano gli appelli a restare a casa, mentre oggi
si tocca il numero più alto di morti in Italia: 627 in un solo giorno. Quante
di queste 627 vite si sono spente in solitudine a causa dell’isolamento? Molte
di queste persone non hanno neanche potuto sentire un’ultima volta la voce dei
loro familiari più cari. È proprio a loro, come a tutti i medici che rischiano ogni giorno la vita, che noi dobbiamo i nostri sacrifici, la nostra
autolimitazione. Prima del decreto, prima di nuove misure ancora più stringenti,
che potrebbero arrivare, lo sforzo deve partire da noi. Limitando le uscite
alla spesa e alla farmacia noi possiamo concretamente limitare le possibilità
di contagio. Tutti possiamo fare qualcosa, tutti possiamo rallentare il
coronavirus. Restando a casa. E proprio per questo desidero rilanciare
l’accorato appello fatto da don Luca Roveda, sacerdote della diocesi di Pavia,
ai fedeli delle sue comunità. Di fronte alla morte ci sentiamo ancora più
fragili, ma non siamo soli. E oggi più che mai siamo chiamati a sperimentare la
comunione dei santi. La Chiesa c’è.
«Appello ai miei parrocchiani di Gerenzago,
Inverno e Monteleone. Aiutateci ad aiutarvi! Faccio mio l’appello dei sindaci
di Gerenzago e di Inverno e Monteleone: limitate al massimo gli spostamenti, e
uscite solo se strettamente necessario. Con sofferenza debbo dirvi non andate
al cimitero, purtroppo si formano gruppetti di persone senza necessarie
precauzioni. I nostri cari defunti sono accanto a voi sempre, capiscono che la
vostra assenza è un atto di responsabilità e non una mancanza, gradiscono di più
la vostra responsabilità e il sacrificio del non andare, che non una preghiera
o un omaggio rischioso e affrettato. Per molti, ne sono consapevole, queste
parole sono motivo di sofferenza. A me per primo pesa dovervele dire, ma in
questo momento occorre rispettare il più possibile le regole. Da un punto di
vista spirituale non togliete nulla ai vostri cari. Se proprio è una esigenza
inalienabile, allora che sia una visita breve, singola (uno da solo), con
mascherina, mirata ai propri cari, e non un inutile girare per il cimitero. Non
si parli con nessuno (si va a pregare, non a chiacchierare) e si tenga sempre
la distanza minima di un metro dagli altri. Tuttavia, ripeto: sarebbe meglio
non andare. Restate a casa e pregate per i vostri defunti a casa. Come parroco
mi prendo io il compito con costanza di visitare (usando le precauzioni
necessarie) i cimiteri e pregare i nostri cari rappresentando tutti voi. Quando
tutto sarà finito e torneremo a una vita normale, allora celebrerò in ogni
cimitero una messa speciale di suffragio. Ricordate: i nostri cari vogliono il
nostro bene. Non rischiamo e preghiamoli da casa. Con una benedizione forte vi
accompagno con la preghiera». Don Luca
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