L’assalto alle farmacie in
cerca di integratori di vitamina C, le lunghe code fuori dai supermercati per
il timore di una improvvisa chiusura, i feroci dibattiti sui social tra
sostenitori del lockdown e contrari alle limitazioni imposte da Regioni e
Governo. Sono solo alcune delle immagini che rimangono oggi, mentre il Covid-19
sembra allentare la sua presa, almeno sull’Italia.
Accanto alla pandemia
causata dal virus, il belpaese si è trovato ad affrontarne un’altra,
altrettanto invisibile e altrettanto globale: l’infodemia. Il neologismo è
stato coniato per indicare la grande sete di informazioni che ha caratterizzato
in modo particolare i mesi della Fase 1 quando, con l’Italia intera dichiarata
zona rossa, si è registrato un vero e proprio boom di clic ai siti dei giornali
e un significativo aumento dei dati Auditel.
Secondo Primacomunicazione.it, durante il lockdown alcuni quotidiani hanno visto un incremento di visite ai loro siti pari al 30%. Ma con quali risultati?
Secondo Primacomunicazione.it, durante il lockdown alcuni quotidiani hanno visto un incremento di visite ai loro siti pari al 30%. Ma con quali risultati?
A giudicare dai dibattiti
social, la relazione maggiore lettura uguale maggiore conoscenza sul tema non è
confermata. Non è un problema per soli addetti ai lavori, anche se investe un
settore, quello dell’informazione, che già da anni paga il prezzo di una pesante crisi strutturale, ma è un campanello d’allarme per la tenuta sociale
del Paese.
Grande attenzione è nata attorno ai virologi, che improvvisamente si
sono ritrovati ospiti di numerose trasmissioni televisive, anche quattro in una
sola giornata. Un meccanismo che ha aumentato l’interesse del pubblico,
spaccandolo però in diverse tifoserie. A fronte di pochissimi dati certi sul
nuovo virus, il confine fra cronaca e opinione si è fatto sempre più labile,
con il risultato che molte persone hanno deciso di seguire un virologo
piuttosto che un altro in base alla propria sensibilità personale.
A rendere
ancora più inclinato il piano, il prolificare di siti e blog che hanno diffuso
notizie non verificate, titoli “acchiappa clic”, teorie complottiste e
virgolettati esasperati. A fronte di questa delicata situazione, non va infatti
dimenticato che molte persone hanno deciso se rispettare o no le regole dopo
aver dibattuto sui social, l’OMS ha mostrato tutta la sua fragilità, con
dichiarazioni ritardatarie o contraddittorie, che hanno lasciato confusione
anche in chi ha voluto leggerle direttamente dalla fonte.
Non è possibile oggi
prevedere con esattezza una seconda ondata di Covid-19, ma la paura di una
nuova pandemia sta portando a nuovi investimenti nei reparti di terapia
intensiva. La paura di una nuova infodemia, nella quale la cronaca del reale
viene spodestata dall’opinione più rassicurante, sta portando a un ripensamento
del ruolo dell’informazione? È questo il momento per parlarne.
(Image by William Iven from Pixabay)
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