“Il bel tempo a Pavia è un accorto compromesso tra
l’azzurro dei cieli longobardi e l’oro dei cieli latini mediterranei: azzurro
inverosimile al nord, verso le Alpi; incandescenza scarlatta al sud, verso gli
Appennini; come abbiamo spesso veduto nei nostri viaggetti in su e in giù,
quando eravamo più giovani.
Di mezzo, sta la pausa sospensiva della valle padana,
nella quale la luce trova il suo temperato splendore, la sua mitezza; in essa,
Pavia acquista le trasparenze e gli splendori delicati della sua storia, e i
colori sepolti nei secoli delle sue pietre tornano a gemere e a rivivere, dal
rosso delle torri e del castello al plenilunio di San Michele la cui arenaria
vanisce in una deliquescenza subacquea."
"Anche questo è da notare; il bel tempo illumina la città
dall’alto delle torri, che sono ancora parecchie e raccolte in arditissimi
gruppi. Chi ha mai misurato l’influenza della loro presenza sul sentimento e
sulla vita dei pavesi? Diritte, come una lezione continua di rettitudine.”