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lunedì 6 giugno 2016

Perché leggere, sempre

“(…) D’altra parte chi non ha capacità e abitudine di lettura è un soggetto dalle risorse limitate non solo dal punto di vista cognitivo ma anche esistenziale, che spesso non sa pensare l’esistenza sua e altrui al di fuori dei binari dell’inerzia e del senso comune, che quando ama usa schemi rudimentali e stereotipi perché non conosce le mille variazioni dell’amore, quando soffre non sa come cavarsela e si chiude in sé, perché non sa dialogare e raccontare il dolore né con se stesso né con chi, se solo sapesse dirsi, sarebbe disposto ad ascoltarlo, e quando gli tocca di conversare dice di sé, quasi con fierezza: “Io sarò un ignorante, ma…” per poi sciorinare una valanga di banalità. 
Il non-lettore ammanta solitamente la sua ignoranza di pragmatismo, si autorappresenta come un “tecnico”, si definisce “concreto”, ma non sa che quel mondo, che al suo risveglio gli si presenta solo come un elenco di problemi da risolvere e di cose da fare, è soltanto di contenitore di un’esistenza fatta di modeste abitudini, di aspirazioni convenzionali e desideri inautentici, di manìe scambiate per desideri. 
Il non-lettore non vive <<il mondo>>, ma la sua riduzione in stereotipi e routine, perché non è in grado di pensare e sognare un <<altrove>>, e anche se tenta di sostituire la lettura con il cinema e le storie audiovisive ne capisce ben poco, perché solo chi è iniziato alla lettura sa trovare e interpretare il racconto implicito che ha generato la scrittura cinematografica. Ed è, purtroppo, colui che riduce l’avventura pedagogica al livello della formazione strumentale, pensando che la scuola deve preparare al lavoro e al <<mercato>>, dimenticando (o fingendo di dimenticare per nascondere la propria inadeguatezza) che la Paideia è ben altro, e va ben oltre.


giovedì 5 giugno 2014

Un dialogo Italia - Brasile

Quando l’Università sa porsi come centro privilegiato di discussione e proposta… Giornata indimenticabile, fatta di confini superabili e distanze non così importanti. Tante le criticità, le denunce e le delusioni. Ancora di più le proposte, le indicazioni e le speranze. In questo viaggio lungo una giornata intera ho avuto la fortuna di ascoltare in lingua il racconto di un Paese lontano ma compagno di sfide nel mondo dell’istruzione. Un grande dialogo, con due grandi mete: il riconoscimento del bambino come persona e la formazione di una nuova etica della responsabilità nell’adulto. Il Brasile e Pavia camminano insieme verso un futuro più rispettoso del bambino.