venerdì 7 agosto 2020

Il bambino sperduto

Così tanto forte da farla morire…” La consapevolezza arriva così, all’improvviso, nel traffico di Milano, mentre il disco gira nell’autoradio coprendo i rumori della strada. Quante volte, prima di oggi, questa melodia ha risuonato nell’abitacolo senza sconvolgere la guida. 

La traccia 5: una canzone così misteriosa, così cupa eppure lieve, nostalgica e forse terribile. Questa volta è diverso. L’ascolto allarga l’orizzonte, le parole arrivano finalmente dritte al cuore, e trasformano lo sguardo in un lago che tenta di straripare. 

La copertina dell'album di Ornella Vanoni "Meticci"

Il filo di questa storia delicatissima creata da Nada è sostenuto con dolcezza dalla voce di Ornella Vanoni. Che canta di una mamma amorevole, intenta a contemplare il viso del suo bambino. “Voleva fargli trovare la luna sul piatto prima di dormire”: sì, nonostante “lo stato delle cose”, la mamma voleva sperare. Sembra di vederla, seduta accanto a una finestra, con il suo piccolo bambino tra le braccia. Lassù nel cielo splende la luna, che si specchia nel mare. Ma il nuovo giorno irrompe, e la luce del sole non basta per rinascere. Qualcosa si spezza, forse proprio questo cuore di madre, e così “di tuoni, venti e lampi ne vennero giù tanti sul mare”. 

È dal 2013 che “Meticci” abita nel cassetto della macchina, ma solo adesso “Il bambino sperduto” ha superato gli scogli dell’inconscio. E la musica che nasce libera da interessi commerciali e strategie sa fare proprio questo: superare il tempo, attendere pazientemente la consapevolezza, colpire chi l’ascolta anche dopo anni dall’acquisto. Oggi la musica che nasce libera è una preziosa medicina per riscoprirsi persone. Dopo il lungo isolamento, in questa nuova quotidianità che torna sempre al bivio tra paura e imprudenza, è facile dimenticarsi di essere umani.


Mentre il rispetto viene distribuito tramite etichette, che hanno i colori dell’arcobaleno ma non conducono a forzieri pieni d’oro, si potrebbe pensare di non essere chiamati in causa. Di non c’entrare niente. È lecito illudersi che sia meglio farsi i fatti propri, abbassando il volume dei sentimenti. 

Invece nessuno è inutile, perché il mondo non si salva con l’azione di tre o quattro supereroi, ma con la quotidiana resistenza al male di migliaia di persone. Con la resilienza costante alla disumanizzazione. Con la capacità di riconoscere nell’altro una storia fatta di gioie e ferite, successi e cadute, speranze e sogni. 

Il libretto del disco Meticci di Ornella Vanoni, anno 2013

Se il mondo corre come trottola impazzita, diventando una sfera grigia e senza volti, la vera trasgressione è fermarsi. Resistere alla corrente, agli spintoni di chi si lascia trascinare, al vento che scompone i pensieri. Per restare liberi, per restare umani, per fare rete, serve sintonizzare il battito del cuore sul respiro della coscienza. Lasciando sulle rocce le sirene e le loro promesse rassicuranti.

Mentre “una lacrima si trova sola e muore”, fuori dal finestrino la città corre veloce e indifferente. Ma il disco continua a girare, e forse qualche cuore ha ripreso a battere più forte. E non c’è nulla che aneli alla libertà più di un cuore profondamente umano. “E una carezza scioglie la tristezza…” 

Nessun commento:

Posta un commento

E tu, cosa ne pensi?