«(…) Purtroppo, questo inquietante panorama, lungi dal
restringersi, si va piuttosto dilatando: con le nuove prospettive aperte dal
progresso scientifico e tecnologico nascono nuove forme di attentati alla
dignità dell'essere umano, mentre si delinea e consolida una nuova situazione
culturale, che dà ai delitti contro la vita un aspetto inedito e — se possibile
— ancora più iniquo suscitando ulteriori gravi preoccupazioni: larghi strati
dell'opinione pubblica giustificano alcuni delitti contro la vita in nome dei
diritti della libertà individuale e, su tale presupposto, ne pretendono non
solo l'impunità, ma persino l'autorizzazione da parte dello Stato, al fine di
praticarli in assoluta libertà ed anzi con l'intervento gratuito delle
strutture sanitarie. (…)
La stessa medicina, che per sua vocazione è ordinata alla difesa e alla cura della vita umana, in alcuni suoi settori si presta sempre più largamente a realizzare questi atti contro la persona e in tal modo deforma il suo volto, contraddice sé stessa e avvilisce la dignità di quanti la esercitano. (…)
La stessa medicina, che per sua vocazione è ordinata alla difesa e alla cura della vita umana, in alcuni suoi settori si presta sempre più largamente a realizzare questi atti contro la persona e in tal modo deforma il suo volto, contraddice sé stessa e avvilisce la dignità di quanti la esercitano. (…)
Le diagnosi pre-natali, che non presentano difficoltà morali se
fatte per individuare eventuali cure necessarie al bambino non ancora nato,
diventano troppo spesso occasione per proporre e procurare l'aborto. È l'aborto
eugenetico, la cui legittimazione nell'opinione pubblica nasce da una mentalità
— a torto ritenuta coerente con le esigenze della «terapeuticità» — che
accoglie la vita solo a certe condizioni e che rifiuta il limite, l'handicap,
l'infermità. Seguendo questa stessa logica, si è giunti a negare le cure
ordinarie più elementari, e perfino l'alimentazione, a bambini nati con gravi
handicap o malattie. Lo scenario contemporaneo, inoltre, si fa ancora più
sconcertante a motivo delle proposte, avanzate qua e là, di legittimare, nella
stessa linea del diritto all'aborto, persino l'infanticidio, ritornando così ad
uno stadio di barbarie che si sperava di aver superato per sempre. Minacce non
meno gravi incombono pure sui malati inguaribili e sui morenti, in un contesto
sociale e culturale che, rendendo più difficile affrontare e sopportare la
sofferenza, acuisce la tentazione di risolvere il problema del soffrire
eliminandolo alla radice con l'anticipare la morte al momento ritenuto più
opportuno. (…)
Tutto ciò è aggravato da un'atmosfera culturale che non coglie nella sofferenza alcun significato o valore, anzi la considera il male per eccellenza, da eliminare ad ogni costo; il che avviene specialmente quando non si ha una visione religiosa che aiuti a decifrare positivamente il mistero del dolore. Ma nell'orizzonte culturale complessivo non manca di incidere anche una sorta di atteggiamento prometeico dell'uomo che, in tal modo, si illude di potersi impadronire della vita e della morte perché decide di esse, mentre in realtà viene sconfitto e schiacciato da una morte irrimediabilmente chiusa ad ogni prospettiva di senso e ad ogni speranza. Riscontriamo una tragica espressione di tutto ciò nella diffusione dell'eutanasia, mascherata e strisciante o attuata apertamente e persino legalizzata. Essa, oltre che per una presunta pietà di fronte al dolore del paziente, viene talora giustificata con una ragione utilitaristica, volta ad evitare spese improduttive troppo gravose per la società. Si propone così la soppressione dei neonati malformati, degli handicappati gravi, degli inabili, degli anziani, soprattutto se non autosufficienti, e dei malati terminali. (…)
Come ebbi a dire con forza a
Denver, in occasione dell'VIII Giornata Mondiale della Gioventù, «con il tempo,
le minacce contro la vita non vengono meno. Esse, al contrario, assumono
dimensioni enormi. Non si tratta soltanto di minacce provenienti dall'esterno,
di forze della natura o dei "Caino" che assassinano gli
"Abele"; no, si tratta di minacce programmate in maniera scientifica
e sistematica. Il ventesimo secolo verrà considerato un'epoca di attacchi
massicci contro la vita, un'interminabile serie di guerre e un massacro
permanente di vite umane innocenti. I falsi profeti e i falsi maestri hanno
conosciuto il maggior successo possibile».
Al di là delle intenzioni, che possono essere varie e magari assumere forme suadenti persino in nome della solidarietà, siamo in realtà di fronte a una oggettiva «congiura contro la vita» che vede implicate anche Istituzioni internazionali, impegnate a incoraggiare e programmare vere e proprie campagne per diffondere la contraccezione, la sterilizzazione e l'aborto. Non si può, infine, negare che i mass media sono spesso complici di questa congiura, accreditando nell'opinione pubblica quella cultura che presenta il ricorso alla contraccezione, alla sterilizzazione, all'aborto e alla stessa eutanasia come segno di progresso e conquista di libertà, mentre dipinge come nemiche della libertà e del progresso le posizioni incondizionatamente a favore della vita (…)». (Dalla lettera enciclica “Evangelium Vitae” di Giovanni Paolo II, 25 marzo 1995, Roma)
Al di là delle intenzioni, che possono essere varie e magari assumere forme suadenti persino in nome della solidarietà, siamo in realtà di fronte a una oggettiva «congiura contro la vita» che vede implicate anche Istituzioni internazionali, impegnate a incoraggiare e programmare vere e proprie campagne per diffondere la contraccezione, la sterilizzazione e l'aborto. Non si può, infine, negare che i mass media sono spesso complici di questa congiura, accreditando nell'opinione pubblica quella cultura che presenta il ricorso alla contraccezione, alla sterilizzazione, all'aborto e alla stessa eutanasia come segno di progresso e conquista di libertà, mentre dipinge come nemiche della libertà e del progresso le posizioni incondizionatamente a favore della vita (…)». (Dalla lettera enciclica “Evangelium Vitae” di Giovanni Paolo II, 25 marzo 1995, Roma)
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