Diario della visita di Papa Francesco a Milano e alle terre lombarde
di sabato 25 marzo 2017. Visita seguita come inviato, accreditato in Piazza
Duomo e allo stadio San Siro, per Radio Mater e la Provincia Pavese.
“(…) Dobbiamo
piuttosto temere una fede senza sfide, una fede che si ritiene completa, tutta
completa: non ho bisogno di altre cose, tutto fatto. Questa fede è tanto
annacquata che non serve. Questo dobbiamo temere. E si ritiene completa come se
tutto fosse stato detto e realizzato. Le sfide ci aiutano a far sì che la
nostra fede non diventi ideologica. Ci sono i pericoli delle ideologie, sempre.
Le ideologie crescono, germogliano e crescono quando uno crede di avere la fede
completa, e diventa ideologia. Le sfide ci salvano da un pensiero chiuso e
definito e ci aprono a una comprensione più ampia del dato rivelato. (…)”
“(…) La
Tradizione ecclesiale ha una grande esperienza di come “gestire” il molteplice
all’interno della sua storia e della sua vita. Abbiamo visto e vediamo di
tutto: abbiamo visto e vediamo molte ricchezze e molti orrori ed errori. E qui
abbiamo una buona chiave che ci aiuta a leggere il mondo contemporaneo. Senza
condannarlo e senza santificarlo. Riconoscendo gli aspetti luminosi e gli
aspetti oscuri. Come pure aiutandoci a discernere gli eccessi di uniformità o
di relativismo: due tendenze che cercano di cancellare l’unità delle
differenze, l’interdipendenza. (…)”
“(…) Come mi pare di aver capito dalla
domanda, la diversità offre uno scenario molto insidioso. La cultura
dell’abbondanza a cui siamo sottoposti offre un orizzonte di tante possibilità,
presentandole tutte come valide e buone. I nostri giovani sono esposti a uno
zapping continuo. Possono navigare su due o tre schermi aperti
contemporaneamente, possono interagire nello stesso tempo in diversi scenari
virtuali. Ci piaccia o no, è il mondo in cui sono inseriti ed è nostro dovere
come pastori aiutarli ad attraversare questo mondo. Perciò ritengo che sia bene
insegnare loro a discernere, perché abbiano gli strumenti e gli elementi che li
aiutino a percorrere il cammino della vita senza che si estingua lo Spirito
Santo che è in loro. (…)”
“(…) Quando ci prende la rassegnazione, viviamo con
l’immaginario di un passato glorioso che, lungi dal risvegliare il carisma
iniziale, ci avvolge sempre più in una spirale di pesantezza esistenziale.
Tutto si fa più pesante e difficile da sollevare. E qui, questa è una cosa che
non avevo scritto ma la dirò, perché è un po’ brutto dirla, ma scusatemi,
succede, e la dirò. Incominciano a essere pesanti le strutture, vuote, non
sappiamo come fare e pensiamo di vendere le strutture per avere i soldi, i
soldi per la vecchiaia… Incominciano a essere pesanti i soldi che abbiamo in
banca… E la povertà, dove va? Ma il Signore è buono, e quando una congregazione
religiosa non va per la strada del voto di povertà, di solito le manda un
economo o un’economa cattiva che fa crollare tutto! E questo è una grazia! (…)”
“(…) E vi domanderete il perché di questo piccolo esercizio. I nostri figli ci
guardano continuamente; anche se non ce ne rendiamo conto, loro ci osservano
tutto il tempo e intanto apprendono. «I bambini ci guardano»: questo è il
titolo di un film di Vittorio De Sica del ’43. Cercatelo. Cercatelo. “I bambini
ci guardano”. E, fra parentesi, a me piacerebbe dire che quei film italiani del
dopoguerra e un po’ dopo, sono stati – generalmente – una vera “catechesi” di
umanità. Chiudo la parentesi. I bambini ci guardano, e voi non immaginate
l’angoscia che sente un bambino quando i genitori litigano. Soffrono! E quando
i genitori si separano, il conto lo pagano loro. (…)”
“(…) Un’altra cosa. In
diverse parti, molte famiglie hanno una tradizione molto bella ed è andare
insieme a Messa e dopo vanno a un parco, portano i figli a giocare insieme.
Così che la fede diventa un’esigenza della famiglia con altre famiglie, con gli
amici, famiglie amiche… Questo è bello e aiuta a vivere il comandamento di
santificare le feste. Non solo andare in chiesa a pregare o a dormire durante
l’omelia – succede! -, non solo, ma poi andare a giocare insieme. Adesso che
cominciano le belle giornate, ad esempio, la domenica dopo essere andati a
Messa in famiglia, è una buona cosa se potete andare in un parco o in piazza, a
giocare, a stare un po’ insieme. Nella mia terra questo si chiama “dominguear”,
“passare la domenica insieme”. Ma il nostro tempo è un tempo un po’ brutto per
fare questo, perché tanti genitori, per dare da mangiare alla famiglia, devono
lavorare anche nei giorni festivi. E questo è brutto. (…)”
“(…) E finisco con
questa cosa. C’è un fenomeno brutto in questi tempi, che mi preoccupa,
nell’educazione: il bullying. Per favore, state attenti. [grande applauso] E
adesso domando a voi, cresimandi. In silenzio, ascoltatemi. In silenzio. Nella
vostra scuola, nel vostro quartiere, c’è qualcuno o qualcuna del quale o della
quale voi vi fate beffa, che voi prendete in giro perché ha quel difetto,
perché è grosso, perché è magro, per questo, per quest’altro? Pensateci. E a
voi piace fargli provare vergogna e anche picchiarli per questo? Pensateci.
Questo si chiama bullying. Per favore… [accenno di applauso] No, no! Ancora non
ho finito. Per favore, per il sacramento della Santa Cresima, fate la promessa
al Signore di non fare mai questo e mai permettere che si faccia nel vostro
collegio, nella vostra scuola, nel vostro quartiere. Capito?”
Nessun commento:
Posta un commento
E tu, cosa ne pensi?