Nella vicenda degli insulti rivolti a Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, da Giovanni Gozzini, docente dell’Università di Siena, non sono le parole in sé a generare sconforto. Non sono infatti gli epiteti, che volutamente non saranno qui ripresi, a qualificare l’episodio, ma lo stile e il contesto.
Il fatto cioè che tanta bassezza sia emersa in un confronto fra intellettuali, fra professori e scrittori. Gozzini è docente ordinario, il grado più alto che si può raggiungere nella carriera universitaria.
Un mondo chiamato a custodire il sapere e a trasmetterlo agli studenti, ai lettori, agli ascoltatori. Un mondo che ha come prima missione quella di formare cittadini in grado di conoscere la storia ma anche di pensare con la propria testa, tenendo viva quell’onestà intellettuale senza la quale ogni speranza di progresso è perduta.
Non sono, dunque, le brutture sciorinate con snobismo il vero problema, ma l’atmosfera da salotto consolidato che le ha accolte con risatine e approvazione. Segno di un rituale antico, immagine di quelle sale da ballo del Titanic nelle quali ricchi personaggi dallo stipendio imponente e garantito danzavano senza curarsi del mondo.
Una volta sono parole d’odio, una volta sono etichette («Giorgia Meloni è una razzista, fascista, integralista, retrograda, ignorante, etc etc») prontamente riprese dalle proprie truppe cammellate, e alla fine il dibattito pubblico muore. Soffocato dalle sentenze degli intoccabili.
Lo ha ricordato anche il collega Gianni Riotta, scrivendo sul proprio profilo Twitter: «Insultare Giorgia Meloni anziché criticarla civilmente è la prova di quanto anni di volgarità populista abbiano corrotto una certa sinistra senza idee, passioni, anima. Attaccare in modo sessista una leader donna dimostra come i cliché deteriori siano radicati ovunque. Basta».
Proprio questa "corruzione delle idee" lascia sgomenti, perché mette in crisi tutta la narrazione dei custodi del sapere, dei promotori del pensiero critico e dell’onestà intellettuale. Per questo non si può che dare ragione ad Anna Paola Concia, PD, che ha scritto: «Penso che il Rettore dell’Università di Siena debba intervenire su Gozzini per quello che ha detto di Giorgia Meloni. È vergognoso».
Non si è trattato di una battuta squallida pronunciata al bar dopo il terzo Spritz (pochi possono dirsi immuni a queste cadute di stile), dunque che messaggio passa se non vengono presi provvedimenti? Il profilo Twitter satirico Bonifacio Castellane ha commentato: «Ecco, adesso pensate che l'università italiana è composta per il 93% di Gozzini».
Credo che tutti, nel nostro percorso universitario, abbiamo conosciuto docenti che hanno scelto questa strada perché la loro materia è una vera ragione di vita. Intellettuali che ci hanno trasmesso non solo nozioni ma voglia di approfondire e accrescere le nostre conoscenze. Anche per loro è importante che si dica no, basta. L’università italiana non è questa cosa qui.
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(Image from Giorgia Meloni’s official Facebook page)
articolo super mummificato , ma che , nel complesso , muove le giuste accuse al sistema dell'Educazione Superiore . Più la 'sinistra' abbandona il popolo e si fa scudo alle banche ed alla finanza speculativa , più saranno scurrili e fanatici i suoi sgherri universitari.
RispondiEliminapenso che tutto ciò che è qui pubblicato, è la verità e su questo scritto bisogna riflettere...
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