Che senso ha parlare della libertà di stampa oggi? Sui social chiunque può pubblicare qualsiasi notizia. Che senso ha investire ancora sugli inviati speciali? Sui social chi si trova sul luogo della notizia pubblica subito foto e video dell’accaduto. Che senso ha fare distinzioni fra chi è giornalista e chi non lo è? Sui social non serve il tesserino per informare.
È il tempo della libertà assoluta, tempo nel quale il giornale di carta è visto o come malinconico retaggio del tempo che fu o come accessorio fashion da sfoggiare nei selfie, per fingere con i propri follower una predisposizione all’approfondimento che non esiste.
Entrare in edicola se si è under 50? Impossibile. Quando un giovane passa davanti a un’edicola vede solo un piccolo chiosco abbandonato, come quando un babbano passa davanti al castello di Hogwarts.
Ma difendere il giornalismo oggi significa tutelare la libertà dei cittadini di conoscere la verità. Senza la cronaca e la critica firmate dai giornalisti le piazze delle nostre città si riempiranno di rumore. Un rumore che già si avverte oggi sul web: siti che non sono testate giornalistiche, gestiti da persone che non sono giornalisti, rilanciati sui social da profili spesso anonimi. L’obiettivo è uno solo: conquistare più clic possibile, raccontando la propria visione del mondo. Imponendola.
Il giornalismo invece osserva la realtà, la racconta e la analizza. La racconta anche quando è scomoda, anche quando è dolorosa, anche quando dà fastidio ai potenti di turno. Il giornalismo racconta la verità anche quando è scomoda persino per i propri lettori. Vero, il giornalista lavora grazie al proprio editore, in collaborazione con il proprio direttore e con i colleghi. Ma per la verità. Perché la verità sia conosciuta, accessibile a tutti.
Un sistema in crisi? Già, e basta osservare la crescita di siti e blog monotematici per rendersene conto. Non si racconta la realtà, ma la si piega a servizio del pensiero di chi scrive. Che non è un giornalista, dunque non ha fatto la gavetta giornalistica, non ha affrontato esami regionali, non ha superato l’esame di stato, non fa la formazione professionale continua, non conosce né rispetta la deontologia e sfugge al controllo dell’Ordine dei Giornalisti. Difendere la professionalità significa difendere il lettore. La deontologia e l’ordine e la formazione professionale continua esistono proprio a tutela dei lettori.
Sì, salvare la cronaca significa salvare la possibilità di leggere anche notizie che non piacciono, che non rassicurano, che non sono quello che ci si aspettava di leggere aprendo il giornale. Significa salvare la possibilità di leggere la realtà. Il rumore cresce, il caos di voci si fa asfissiante. Alla fine, il posto della cronaca sarà occupato da un’opinione. Quella del più forte.
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(Image by Filip Mishevski from Unsplash)
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