“Carissimi fratelli e sorelle,
Siamo agli inizi del mese di novembre, mese che la Chiesa
dedica, in modo particolare, al ricordo e alla preghiera per i nostri fratelli
defunti: potrebbe sembrare un tempo velato di tristezza, perché il pensiero dei
nostri cari, che non sono più tra noi, ci fa percepire la fragilità e la
precarietà della nostra esistenza. La stessa natura, nei colori autunnali,
nello spettacolo delle foglie che ingialliscono e cadono, sembra ricordarci
questa condizione mortale, da sempre cantata ed espressa dai poeti: «Si sta
come d’autunno sugli alberi le foglie», così scriveva il nostro grande Giuseppe
Ungaretti.
Eppure, ci fa bene sostare sul mistero della morte,
prendere di nuovo contatto con la verità della nostra condizione umana, andare a
visitare le tombe dei nostri cari in questi giorni, proprio in un tempo nel
quale, da una parte, si vive, si pensa e si agisce, come se la morte non ci
fosse, o come se tutta la vita fosse qui, negli anni che ci sono donati sotto
questo cielo; d’altra parte, ci sono tentativi di esorcizzare la morte, di
ridurla a uno “spettacolo” – in fondo il triste rito di Halloween, con i suoi
aspetti banali o inquietanti, è un modo per non essere seri e leali di fronte
alla morte e per non interrogarci sul senso della nostra vita e sul nostro destino
totale – o si coltivano sogni di raggiungere una condizione di vita illimitata,
sogni che possono diventare incubi!
Ora, è bello che la Chiesa ci faccia entrare in questo
mese, attraverso il “portale” della festa di oggi, Solennità di Tutti i Santi,
perché è una festa piena di luce e di speranza, e ci permette di andare oltre
il velo di malinconia, che la morte sembra portare con sé.
Festa di luce e di speranza, perché parlare di santità
significa riscoprire la grandezza e la bellezza del nostro destino di creature,
volute e amate da Dio, chiamate a partecipare alla sua vita e alla sua gioia: i
santi sono tutti coloro che ci hanno preceduto nel pellegrinaggio
dell’esistenza, in questo tempo di prova, nel quale decidiamo di noi stessi di
fronte a Dio, e che ora vivono, per sempre, nell’abbraccio del Padre, del
Figlio e dello Spirito, nell’intensità, per noi inimmaginabile, di un eterno
presente, immerso nella luce e nella beatitudine. Con il linguaggio semplice
della fede, i Santi sono la Chiesa che vive la gioia del Paradiso, e come
ricordava Papa Francesco: «Il paradiso non è un luogo da favola, e nemmeno un
giardino incantato. Il paradiso è l’abbraccio con Dio, Amore infinito, e ci
entriamo grazie a Gesù, che è morto in croce per noi. Dove c’è Gesù, c’è la
misericordia e la felicità; senza di Lui c’è il freddo e la tenebra» (Udienza
generale, mercoledì 25/10/2017).
Celebrare la solennità di Tutti i Santi è ritrovare il
senso della nostra vita: siamo stati chiamati all’esistenza, non per caso,
fragili esseri, gettati nel tempo, scintille che appaiono e poi scompaiono,
inghiottite dal buio del nulla! Ma Dio ci ha pensati, ci ha voluti, ci ha
tratti dal nulla, per essere suoi figli, suoi familiari, partecipi di una vita
che non ha fine, che non è il prolungamento indefinito di questa esistenza,
segnata da tanti limiti, ma è una vita nuova, che supera ogni immaginazione e
ogni desiderio. Come diceva il Catechismo di San Pio X, «siamo stati creati per
conoscere, amare e servire Dio e goderlo nell’altra vita».