“(…) Ora, fratelli e sorelle, la testimonianza suprema di
Cristo, che continua a rinnovarsi nei martiri cristiani dei nostri giorni,
acquista la forza di una provocazione per noi, chiamati a vivere in un tempo
non facile. Purtroppo si susseguono notizie di attentati terroristici che
mietono vittime innocenti, in Europa e in tante nazioni, e dobbiamo riconoscere
che, a volte, sembrano “contare” di più le vittime degli attentati “di casa
nostra” in Inghilterra, in Francia, in Germania, in Belgio, rispetto alle vittime,
molto più numerose, di nazioni lontane, come l’Afghanistan, il Pakistan,
l’Iraq, la Siria, l’Egitto, lo Yemen, la Nigeria, le Filippine, l’Indonesia. E
potremmo aggiungere altri paesi!
Fa davvero impressione la minaccia del
terrorismo fondamentalista religioso, che sfigura il nome di Dio, e che
rappresenta un cancro terribile, che giunge a infettare anche giovani nati e
cresciuti nella nostra Europa.
Ebbene, fratelli e sorelle, di fronte a questo scenario,
che potrebbe accompagnarci per un tempo non breve, che cosa ci è chiesto? Come
non soccombere alla paura, che può portare a forme di panico, com’è accaduto
l’altra sera nella Piazza di San Carlo a Torino, appena si è temuto lo scoppio
di una bomba? Come evitare di cadere nella logica di un sospetto generalizzato
verso lo straniero, il diverso da noi? Come non restare prigionieri di una
cultura dello scontro, dell’esclusione e della chiusura a chi proviene da
nazioni lontane, spesso in fuga dalla fame, dalla guerra, dalla persecuzione?
Ci viene ripetuto che occorre reagire, che dobbiamo
continuare a vivere come prima, senza lasciarci condizionare da paure e misure
di sicurezza: la vita deve andare avanti, con i suoi ritmi, i suoi impegni, i
suoi luoghi di divertimento, i suoi “riti” laici come concerti e raduni. Ma,
giustamente, ieri il Cardinale Angelo Scola, ha posto una domanda che vale per
tutti, credenti e non credenti, e che interpella in modo particolare noi,
discepoli di questo Re coronato di spine, il Trafitto vivente nella gloria:
«Non basta dire “continuiamo a vivere come prima”. Come stiamo vivendo? È
sufficiente per affrontare tutto questo?».
Alla sete d’infinito e di vita, che costituisce il cuore
dell’uomo e che si fa sentire con più forza nell’adolescenza e nella
giovinezza, che cosa abbiamo da offrire? Forse il vuoto e il nulla, che si
nascondono dietro una certa mentalità nichilista e edonista, ben rappresentata
da alcuni personaggi dello spettacolo e della musica, nella loro esistenza e
nelle cose che esprimono?
Un cuore affamato di vita e di un ideale per cui valga la
pena vivere e morire, può farsi affascinare da proposte e visioni religiose di
stampo integralistico e ideologico, che possono anche condurre alla violenza,
al fanatismo, al sacrificio della propria vita, magari per uccidere altri, in
una caricatura folle e demoniaca del martirio! Perché il martire cristiano è
esattamente l’opposto: non muore odiando la vita, ma amando il Signore che
rende sensata e bella l’esistenza, e non perisce dando la morte ad altri
innocenti, ma muore perdonando i propri uccisori, come ci hanno testimoniato,
in questi mesi, cristiani copti in Egitto, o cristiani in Siria, nei campi
profughi di Erbil in Kurdistan, famiglie che in una notte hanno perso tutto e
sono dovute fuggire (…).” (dall’intervento del vescovo Corrado Sanguineti per
la Solennità delle Sante Spine, lunedì 5 giugno 2017, Duomo di Pavia)
(la
storia delle Sante Spine e il racconto della celebrazione sono in edicola oggi, sulle
pagine de “la Provincia Pavese”)
Nessun commento:
Posta un commento
E tu, cosa ne pensi?