Lo dicevo ieri mattina mattina in radio a “Leggiamo
insieme Avvenire”, in una puntata che ho voluto (e ringrazio Radio Mater per il
consenso immediato) tutta dedicata a Charlie Gard: Costanza Miriano ci ha
aiutati a ribaltare la prospettiva. L’Italia non è il fanalino dell’Europa sui
diritti, ma un faro di civiltà in un’Europa anestetizzata, stanca, annebbiata
da un’ideologia antiumana.
Il grido vibrante che si sta levando in questi
giorni dall’Italia lo dimostra: nessun altro Paese sta combattendo con il nostro
coraggio. «Ci dicono che siamo in ritardo, che dobbiamo far presto ad approvare
questa legge per metterci alla pari. Ma alla pari con chi? Quali sono i paesi
che stanno avanti? Quelli che vogliono che a nessun bambino down sia permesso
di vivere? Quelli che vogliono l’eutanasia per i bambini malati e i vecchi
improduttivi? L’aborto sempre, anche al sesto mese? Quelli stanno avanti nel
declino di questa Europa in cui si nasce sempre di meno e ci si suicida sempre
di più? Noi siamo l’Italia e fermeremo questa ondata che sta sconfiggendo
l’umanità. A noi che fondavamo il diritto quando i barbari ancora si tingevano
la faccia, non ce ne importa niente se “ce lo chiede l’Europa”. Ce lo chieda
pure, ma noi diciamo no» (C. Miriano, Circo Massimo di Roma, 30 gennaio 2016).
Sempre
ieri, in serata, da piazza del Carmine un canto si insinuava nelle stradine
vicine: “La porta è sempre aperta, la luce sempre accesa… Il fuoco è sempre
vivo, la mano sempre tesa…” E il cuore volava a Londra. Non vogliamo pensare a
domani, quando scadrà la proroga concessa dai medici. Oggi la luce di Charlie
brilla più splendente che mai sulla nostra Europa spenta. Ogni speranza è
valida, ogni sforzo è importante. L’orologio della morte non si ferma. Nemmeno
noi.
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