«(…) Qual è il quadro che in questa pagina ci vien posto
davanti? L'uomo non si fida di Dio. Egli, tentato dalle parole del serpente,
cova il sospetto che Dio, in fin dei conti, gli tolga qualcosa della sua vita,
che Dio sia un concorrente che limita la nostra libertà e che noi saremo
pienamente esseri umani soltanto quando l'avremo accantonato; insomma, che solo
in questo modo possiamo realizzare in pienezza la nostra libertà.
L'uomo vive nel sospetto che l'amore di Dio crei una dipendenza e che gli sia necessario sbarazzarsi di questa dipendenza per essere pienamente se stesso. L'uomo non vuole ricevere da Dio la sua esistenza e la pienezza della sua vita. Vuole attingere egli stesso dall'albero della conoscenza il potere di plasmare il mondo, di farsi dio elevandosi al livello di Lui, e di vincere con le proprie forze la morte e le tenebre. Non vuole contare sull'amore che non gli sembra affidabile; egli conta unicamente sulla conoscenza, in quanto essa gli conferisce il potere. Piuttosto che sull'amore punta sul potere col quale vuole prendere in mano in modo autonomo la propria vita. E nel fare questo, egli si fida della menzogna piuttosto che della verità e con ciò sprofonda con la sua vita nel vuoto, nella morte. Amore non è dipendenza, ma dono che ci fa vivere.
La libertà di un essere umano è la libertà di un essere limitato ed è quindi limitata essa stessa. Possiamo possederla soltanto come libertà condivisa, nella comunione delle libertà: solo se viviamo nel modo giusto l'uno con l'altro e l'uno per l'altro, la libertà può svilupparsi.
Noi viviamo nel modo
giusto, se viviamo secondo la verità del nostro essere e cioè secondo la
volontà di Dio. Perché la volontà di Dio non è per l'uomo una legge imposta
dall'esterno che lo costringe, ma la misura intrinseca della sua natura, una
misura che è iscritta in lui e lo rende immagine di Dio e così creatura libera.
Se noi viviamo contro l'amore e contro la verità – contro Dio –, allora ci
distruggiamo a vicenda e distruggiamo il mondo. Allora non troviamo la vita, ma
facciamo l'interesse della morte. Tutto questo è raccontato con immagini immortali
nella storia della caduta originale e della cacciata dell'uomo dal Paradiso
terrestre.
Cari fratelli e sorelle! Se riflettiamo sinceramente su
di noi e sulla nostra storia, dobbiamo dire che con questo racconto è descritta
non solo la storia dell'inizio, ma la storia di tutti i tempi, e che tutti
portiamo dentro di noi una goccia del veleno di quel modo di pensare illustrato
nelle immagini del Libro della Genesi. Questa goccia di veleno la chiamiamo
peccato originale.
Proprio nella festa dell'Immacolata Concezione emerge in noi il sospetto che una persona che non pecchi affatto sia in fondo noiosa; che manchi qualcosa nella sua vita: la dimensione drammatica dell'essere autonomi; che faccia parte del vero essere uomini la libertà del dire di no, lo scendere giù nelle tenebre del peccato e del voler fare da sé; che solo allora si possa sfruttare fino in fondo tutta la vastità e la profondità del nostro essere uomini, dell'essere veramente noi stessi; che dobbiamo mettere a prova questa libertà anche contro Dio per diventare in realtà pienamente noi stessi.
Con una parola, noi pensiamo che il male in fondo sia buono, che di esso, almeno un po', noi abbiamo bisogno per sperimentare la pienezza dell'essere. Pensiamo che Mefistofele – il tentatore – abbia ragione quando dice di essere la forza "che sempre vuole il male e sempre opera il bene" (J.W. v. Goethe, Faust I, 3). Pensiamo che patteggiare un po' col male, riservarsi un po' di libertà contro Dio, in fondo, sia bene, forse sia addirittura necessario.
Guardando però il mondo intorno a noi, possiamo vedere che non è così, che cioè il male avvelena sempre, non innalza l'uomo, ma lo abbassa e lo umilia, non lo rende più grande, più puro e più ricco, ma lo danneggia e lo fa diventare più piccolo. Questo dobbiamo piuttosto imparare nel giorno dell'Immacolata: l'uomo che si abbandona totalmente nelle mani di Dio non diventa un burattino di Dio, una noiosa persona consenziente; egli non perde la sua libertà.
Solo l'uomo che si affida totalmente a Dio trova la vera libertà, la vastità grande e creativa della libertà del bene. L'uomo che si volge verso Dio non diventa più piccolo, ma più grande, perché grazie a Dio e insieme con Lui diventa grande, diventa divino, diventa veramente se stesso. L'uomo che si mette nelle mani di Dio non si allontana dagli altri, ritirandosi nella sua salvezza privata; al contrario, solo allora il suo cuore si desta veramente ed egli diventa una persona sensibile e perciò benevola e aperta.
Più l'uomo è vicino a Dio, più vicino è agli uomini. Lo
vediamo in Maria. Il fatto che ella sia totalmente presso Dio è la ragione per
cui è anche così vicina agli uomini. Per questo può essere la Madre di ogni
consolazione e di ogni aiuto, una Madre alla quale in qualsiasi necessità
chiunque può osare rivolgersi nella propria debolezza e nel proprio peccato,
perché ella ha comprensione per tutto ed è per tutti la forza aperta della
bontà creativa. È in lei che Dio imprime la propria immagine, l'immagine di
Colui che segue la pecorella smarrita fin nelle montagne e fin tra gli spini e
i pruni dei peccati di questo mondo, lasciandosi ferire dalla corona di spine
di questi peccati, per prendere la pecorella sulle sue spalle e portarla a
casa.
Come Madre che compatisce, Maria è la figura anticipata e il ritratto permanente del Figlio. E così vediamo che anche l'immagine dell'Addolorata, della Madre che condivide la sofferenza e l'amore, è una vera immagine dell'Immacolata. Il suo cuore, mediante l'essere e il sentire insieme con Dio, si è allargato. In lei la bontà di Dio si è avvicinata e si avvicina molto a noi. Così Maria sta davanti a noi come segno di consolazione, di incoraggiamento, di speranza. Ella si rivolge a noi dicendo: "Abbi il coraggio di osare con Dio! Provaci! Non aver paura di Lui! Abbi il coraggio di rischiare con la fede! Abbi il coraggio di rischiare con la bontà! Abbi il coraggio di rischiare con il cuore puro! Compromettiti con Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua vita diventa ampia ed illuminata, non noiosa, ma piena di infinite sorprese, perché la bontà infinita di Dio non si esaurisce mai!".
Vogliamo, in questo giorno di festa, ringraziare il Signore per il grande segno della Sua bontà che ci ha donato in Maria, Sua Madre e Madre della Chiesa. Vogliamo pregarlo di porre Maria sul nostro cammino come luce che ci aiuta a diventare anche noi luce e a portare questa luce nelle notti della storia. Amen». (Dall'omelia di Papa Benedetto XVI, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, 8 dicembre 2005)
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