L’assalto alle farmacie alla ricerca di integratori di vitamina C. È una delle immagini della Fase 1 che resta scolpita nella mente. Un pomeriggio di marzo, su alcuni gruppi WhatsApp ha iniziato a circolare un messaggio audio che invitava ad acquistare integratori di vitamina C come protezione e cura per il Covid-19, un messaggio anonimo nel quale si faceva esplicitamente il nome di un integratore specifico.
La paura di un nemico invisibile e ignoto, le dichiarazioni contraddittorie dei virologi in tv e i ritardi dell’OMS hanno fatto il resto: in poche ore l’audio ha raggiunto centinaia di migliaia di smartphone, portando la sera stessa e la mattina successiva migliaia di persone nelle farmacie italiane.
Sui social ancora oggi si può leggere di tutto a riguardo: da chi afferma che la vitamina C allunga la vita a chi la giudica nociva. Ma quali sono, da un punto di vista scientifico, gli effetti della vitamina C nei confronti del Covid-19?
Una risposta arriva oggi, dopo mesi di studi e sperimentazioni, grazie all’Università degli Studi di Pavia. Proprio oggi infatti è stato pubblicato su Frontiers in Immunology, rivista ufficiale dell’International Union of Immunological Societies (IUIS), il lavoro multidisciplinare “The Long History of Vitamin C: From Prevention of the Common Cold to Potential Aid in the Treatment of COVID-19”, coordinato dal professor Giuseppe D’Antona, del Dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense e Direttore del Centro Interdipartimentale delle Attività Motorie e Sportive (CRIAMS) dell'Università di Pavia, e dal dottor Massimo Negro, nutrizionista del CRIAMS.
L’università di Pavia rende noto che: «Nell'attesa di un vaccino, l'attenzione dei ricercatori si è indirizzata su trattamenti adiuvanti basati su evidenze indirette come ad esempio lo stato di sepsi, che condivide con SARS-Cov2 lo stesso grado drammatico di infiammazione. Lo studio ha analizzato il ruolo della vitamina C in queste condizioni. Infatti, la vitamina C svolge un ruolo importante nel mantenimento di un sistema immunitario efficiente e, dalle prime teorie di Linus Pauling, viene venduta sotto forma di integratore alimentare per rinforzare le difese immunitarie nei confronti di patogeni di varia natura».
L’assunzione di integratori di vitamina C può prevenire e curare il Covid-19? «Lo studio mette in luce che, sebbene sia stato registrato un aumento importante delle vendite di vitamina C immediatamente dopo la dichiarazione dello stato di emergenza globale, al momento non ci sono prove che l'integrazione di vitamina C possa proteggere le persone dal virus SARS-nCoV2».
Lo studio però evidenzia anche che: «nelle categorie ad alto rischio (es. obesi, diabetici, cardiopatici, anziani, ecc.) un'integrazione con vitamina C potrebbe ridurre i markers dell'infiammazione, quindi la suscettibilità all’infezione, e l'eventuale sviluppo della malattia. Infine, emergono dalla letteratura dati interessanti sulle somministrazioni in vena di vitamina C ad alte dosi (in regime ospedaliero), che suggerirebbero un potenziale utilizzo farmacologico per il trattamento della polmonite causata da infezione da SARS-CoV2». Cliccando qui è possibile leggere l’articolo completo pubblicato su Frontiers in Immunology.
Ne abbiamo scritto più volte su questo blog durante il lockdown: le notizie non si trovano su WhatsApp ma sulle testate giornalistiche, e le informazioni scientifiche non si scoprono in messaggi audio anonimi, ma sulle pagine delle pubblicazioni scientifiche e sui quotidiani che lì le verificano prima di portarle in edicola e sul web. Pericoloso sottovalutare i rischi di una seconda ondata di infodemia.
Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2020/07/coronavirus-seconda-ondata-infodemia.html
(Image by S. Hermann & F. Richter from Pixabay)
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