lunedì 27 aprile 2020

No alle Messe con fedeli, come salvare la libertà di culto

«È un errore molto grave. Non si può pensare di affrontare una generale “ripartenza” che si annuncia delicatissima rinunciando inspiegabilmente a valorizzare la generosa responsabilità con cui i cattolici italiani – come i fedeli di altre confessioni cristiane e di altre religioni – hanno accettato rinunce e sacrifici e, dunque, senza dare risposta a legittime, sentite e del tutto ragionevoli attese della nostra gente». 

Così commenta oggi Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, la decisione del governo di escludere la ripresa delle Messe con concorso di popolo dalla Fase 2. La decisione è stata resa nota dal premier Giuseppe Conte in una conferenza stampa trasmessa ieri sera, subito seguita da un duro comunicato della Conferenza episcopale italiana nel quale si accusa il governo di violare la libertà di culto. 

Una chiesa vuota per l'isolamento da coronavirus, Messe senza fedeli

Nuova sospensione delle Messe? 

Di lì a poche ore, in questa lunga notte di agenzie e comunicati, il premier ha annunciato la disponibilità a trattare per consentire ai fedeli di tornare a partecipare di persona alle Messe, ma questo nuovo annuncio è stato seguito a sua volta da una nota del comitato tecnico-scientifico che per le Messe parla di «criticità non superabili». Cosa accadrà adesso? La Cei potrebbe decidere comunque di dare il via alle Messe con concorso di popolo, ma ciò significherebbe aprire uno scontro diretto con il governo che, in questi tempi così inediti, non è certamente la priorità dei vescovi. 

Ieri, nell’omelia della Terza domenica di Pasqua, il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti ha detto: «Come discepoli del Signore, occorre raccoglierci intorno a questo pane: si tratta del pane più necessario per vivere, soprattutto nei tempi non facili che ci attendono, il pane vivo e vero per la fame di vita che abbiamo! Perciò, speriamo e preghiamo che, grazie al dialogo rispettoso e franco tra la CEI e il Governo, possiamo riprendere, con le condizioni che saranno indicate, a celebrare l’Eucaristia con i fedeli nelle prossime settimane». 

Autorità civili e religiose in dialogo 

La chiave per risolvere questo blocco è proprio in quel «dialogo rispettoso e franco» che ha guidato per esempio la Conferenza episcopale lombarda nelle prime fasi dell’emergenza. In Lombardia le Messe con concorso di popolo sono state sospese già il 23 febbraio, quando i numeri dei contagiati erano lontani anni luce da quelli odierni, proprio grazie a una proficua collaborazione fra autorità civili e religiose.

In queste settimane sono stati molti i segni di vicinanza: il sindaco di Pavia Fabrizio Fracassi ha partecipato a una Messa a porte chiuse donando una lampada a nome della città che ora arde senza sosta davanti all’urna di San Siro, patrono della città, ieri il presidente della provincia Vittorio Poma ha seguito come unico fedele la Messa in duomo in rappresentanza di tutti i cittadini della provincia. È qui la soluzione, in questo vegliare insieme cercando di custodire il bene comune. 

La responsabilità dei cristiani 

Certo, non sono mancati i casi di egoismo, non sono mancati e non mancano neanche oggi i sacerdoti che celebrano di nascosto con i fedeli. Con la nuova formula: Messa a porte chiuse sì, ma le porte vengono chiuse dopo che sono entrati i raccomandati, pochi o tanti che siano non fa differenza. Su questo blog si parla di coronavirus dal 23 febbraio, e sono centinaia ormai le storie e le segnalazioni arrivate in questi mesi.

Grande il senso di responsabilità, la voglia di collaborare e di custodire soprattutto chi è più fragile e più esposto al contagio, nonostante il digiuno eucaristico sia un dolore lancinante. Impossibile nascondere però episodi che rasentano il fanatismo, con trucchi, amicizie e favori pur di entrare in chiesa e seguire la Messa nonostante la sospensione. Così non si arriverà da nessuna parte. Il rispetto che le comunità cristiane esigono dal governo deve essere corrisposto, e l’obbedienza ai propri pastori è il primo segno di responsabilità, di amore per il bene comune. 

Libertà di culto e norme di sicurezza 

Ora bisogna sedersi a un tavolo, virtuale ovviamente, e studiare un progetto credibile e applicabile in tutte le parrocchie che comprenda le norme per una partecipazione sicura alle Messe. Messe all’aperto, mascherine in chiesa, gel disinfettante per le mani all’ingresso, niente segno della pace, igienizzazione dei locali: occorre un piano preciso, che venga seguito con rigore in tutte le parrocchie. 

Senza Messa non si può vivere, ma in questo momento drammatico e nuovo i cristiani sono chiamati a dimostrare di che pasta sono fatti. Si vincono le battaglie che si combattono per amore, per la propria fede, per il bene di tutti, anche dei fratelli più fragili. Buoni cristiani e onesti cittadini, sempre. 

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