Non ci sono scuse o giustificazioni: fino al 3 maggio
dobbiamo restare a casa. Ma, a partire dal 4 maggio, se il contagio continuerà
a calare, potrebbe prendere avvio l’ormai famosa “Fase 2”. Tanto citata quanto
nebbiosa, la Fase 2 prevederà la riapertura graduale delle aziende, con la
conseguente ripresa delle principali attività produttive del Paese.
Ma come
sarà la nostra nuova vita quotidiana? Già si possono immaginare i titoli dei
giornali: “Ansia da ripartenza”, “Depressione post isolamento” o ancora “10
consigli per tornare alla normalità”. Al di là delle esagerazioni, che non
mancheranno, la domanda non può essere elusa: cosa ci aspetta?
C’è paura per il
lavoro, ma l’incertezza sulle relazioni è altrettanto forte. Facciamo ordine:
in Lombardia è dal 23 febbraio che sono sospese le Messe, misura straordinaria
che non si ricorda nella storia recente della Chiesa. Misura che ha preceduto
di qualche giorno la dichiarazione della regione come "zona rossa", dando un
segno inequivocabile della gravità della situazione. Niente Messe, niente caffè
nei bar, niente pizzate con gli amici, niente apericena, niente sushi, niente cinema, niente
teatro, niente palestre o passeggiate al parco.
La vita dopo il 3 maggio
Cosa accadrà il 4 maggio? Forse
nulla di troppo eclatante. Dalla Fase 2 infatti potrebbero essere esclusi bar,
ristoranti, teatri, cinema, parrucchieri, insomma tutte quelle attività nelle quali
rispettare le norme anti-contagio appare un’impresa impossibile. Ancora in forse la ripresa delle Messe feriali con concorso di popolo, la trattativa fra
Conferenza episcopale italiana e governo è in corso proprio in questi giorni. Quasi
certamente poi, saranno escluse anche le scuole, che potrebbero restare chiuse
fino a settembre, quantomeno nelle regioni più colpite.
Quando sarà reso
possibile e dichiarato sicuro, avremo ancora il coraggio di tornare a mangiare
una pizza insieme in pizzeria? Avremo voglia di andare a fare l’apericena a
buffet? Ce la sentiremo di tornare a teatro, in una sala con centinaia di persone,
per assistere a uno spettacolo dal vivo? Cosa decideranno i vescovi per quanto
riguarda la celebrazione delle Sante Messe? Ora si parla di Messe a numero
chiuso, mascherine e disinfettante per le mani a disposizione ovunque. Ma chi
controllerà che tutti usino questi dispositivi? In queste settimane abbiamo visto tanta responsabilità ma anche tanto egoismo, abbiamo scoperto una
allergia alle regole e al rispetto degli altri che diventa subito ottima
alleata del virus.
La normalità dopo il coronavirus
Come saranno le nostre azioni quotidiane? Torneremo ad
abbracciarci? Potremo andare in vacanza quest’estate? Cambierà il nostro
sguardo verso gli altri? Ricorderemo con gratitudine chi in queste settimane ha
aiutato a combattere il virus, e prenderemo le distanze da chi ha pensato solo
a se stesso? Le domande sono infinite, le risposte certe pochissime, forse
nessuna. Una certezza però c’è: stiamo scrivendo pagine che resteranno nel
grande libro della storia. E l’ansia può essere positiva, a patto di usarla per
tornare a volare alto. Per rifiutare la mediocrità, i compromessi, per dire no
a un quieto vivere che è solo mettere radici su piccole o grandi poltrone.
Ripartire per ricostruire, con novità
In
queste settimane sono morte più di 20mila persone nel nostro Paese, molte delle
quali in solitudine, avvolte dalla paura e dal brusio dei macchinari della
terapia intensiva. Le loro vite spezzate non possono essere dimenticate, non
possono finire silenziate dai tanti impegni e problemi che ci attendono con la
riapertura.
È il momento di custodire l’umano, di ridare luce alle relazioni
che contano, alle presenze luminose che aiutano ad alzare lo sguardo. È il
momento di cercare, di pretendere cose grandi. Perché dopo questo lungo e
doloroso stop, dopo questa traversata del deserto, non iniziare una ricerca
verso le cose che contano davvero sarebbe il peccato più grande.
(Image by Free-Photos from Pixabay)
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