Le parole di don Paolo Pasolini, parroco di Cesena, che nell’omelia di domenica 21 marzo ha definito «mostruoso» il mondo che si nasconde «dietro alla retorica del bene comune sui vaccini», hanno riaperto il dibattito sul legame fra vaccini anti covid-19 e aborti.
Esiste davvero un mondo mostruoso dietro le multinazionali farmaceutiche e della cosmesi? Quali vaccini utilizzano linee cellulari da feti abortiti? Esistono alternative etiche? Come scegliere un vaccino etico?
La prima zona d’ombra illuminata dal sacerdote di Cesena in realtà non è, ad oggi, una notizia verificata: don Paolo Pasolini ha parlato di un sistema che prevede lo sfruttamento di donne povere, pagate per abortire il loro bambino intorno al quinto mese di gravidanza.
Si parla da decenni della possibilità che alcune grandi case farmaceutiche e cosmetiche utilizzino anche questa strada per ottenere linee cellulari, collagene e altri tessuti embrionali utili per i loro prodotti, ma è difficile trovare notizie precise a riguardo.
Evitando patetici complottismi, non va dimenticato che si tratta di multinazionali con fatturati vicini al Pil di un singolo Paese, pertanto anche il giornalista d’inchiesta più coraggioso e intellettualmente onesto potrebbe avere non poche difficoltà a trovare un editore disposto a pubblicare uno scoop del genere.
A riguardo si segnala l’articolo di Antonio Maria Leozappa “Il business di feti per cosmetici e farmaci”, pubblicato su Formiche.net il 9 agosto 2015.
Un’altra traccia giornalistica, ripresa in Italia dal quotidiano La Repubblica il 17 maggio 1994 grazie al lavoro del corrispondente a Mosca Andrea Tarquini, è nell'articolo "Mosca, traffico di feti per cosmetici". Si legge che: «C'è una clinica dell'orrore a Mosca dove due medici occidentali, un americano e un tedesco, offrono alle russe povere aborti gratuiti fino al settimo mese di gravidanza e utilizzano su scala industriale i feti per preparati cosmetici venduti a peso d' oro alle ricche e non più giovani signore occidentali bisognose di cure di bellezza».
E ancora: «La sola terapia a base di iniezioni con sostanze derivate dai feti costa almeno diecimila marchi, circa dieci milioni di lire. Molnar e Schmid agiscono su grande scala: nelle loro celle frigorifere mantengono una riserva costante di ottomila feti».
Nuova traccia, più recente, quella ripresa da Tommaso Scandroglio su La Nuova Bussola Quotidiana il 5 luglio 2020. Nell’articolo, intitolato “Traffico di feti abortiti (e non solo), spunta un nuovo video”, si riprende l’inchiesta realizzata dal Center for Medical Progress (CMP), e si legge che: «L’Advanced Bioscience Resources, Inc. (ABR) è probabilmente il più grande grossista negli Stati Uniti di parti del corpo fetale abortito (…). ABR guadagna raccogliendo e acquistando da cliniche per l’aborto presenti in tutto il Paese, inclusi diversi mega-centri di Planned Parenthood, minuscoli fegati, polmoni e cervelli prelevati da feti sani uccisi a 4, 5 e 6 mesi di gestazione e rivendendo le parti del corpo ai laboratori di ricerca finanziati dai contribuenti a prezzi enormi».
La seconda zona d’ombra illuminata da don Paolo Pasolini, seppur con espressioni molto imprecise, è l’utilizzo di linee cellulari ottenute da feti abortiti. A riguardo, la fonte più aggiornata è il Charlotte Lozier Institute, che pubblica periodicamente la lista dei vaccini etici presenti sul mercato o ancora in fase di sperimentazione.
Attualmente la maggior parte dei vaccini anti covid-19 ha un legame con l’aborto, in quanto utilizza linee cellulari da feti abortiti almeno nella fase di sperimentazione. Vi sono però due vaccini, Johnson & Johnson e AstraZeneca, che hanno utilizzato queste linee cellulari (probabilmente clonate, ma su questo dato le voci sono discordanti) anche nella produzione.
Per questo, in America si sono levate diverse voci in difesa della possibilità per il paziente di scegliere quale vaccino ricevere, anche per obiezione di coscienza. E l’acceso dibattito, i vescovi americani chiedono di scegliere solo vaccini etici, pone nuovi dubbi e domande anche all’opinione pubblica italiana ed europea.
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(Image by Joshua Hoehne from Unsplash)
Da leggere con attenzione.
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