Aumento dei sintomi
depressivi, propensione al danneggiamento di altri e di se stessi, timori, disagio
e ansia legata alla propria sopravvivenza. Sono solo alcuni dei sintomi
registrati nella popolazione italiana a seguito del lockdown, spia di un
malessere profondo: accanto all’emergenza sanitaria ed economica, corre
parallela un’emergenza sociale, le cui proporzioni potrebbero essere
drammatiche.
È questo l’allarme lanciato da 700 psicologi e psichiatri, che hanno firmato una lettera aperta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, Al Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, al Ministro della Salute Roberto Speranza e alle Presidenze di Camera e Senato.
È questo l’allarme lanciato da 700 psicologi e psichiatri, che hanno firmato una lettera aperta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, Al Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, al Ministro della Salute Roberto Speranza e alle Presidenze di Camera e Senato.
La lunga lettera affronta «i danni psicologici conseguenti al
lockdown e alla sua gestione, i pericoli di una comunicazione contraddittoria e
fondata sulla paura e la preoccupazione sulle conseguenze di una ripresa non
sistemicamente ragionata». La quotidianità, secondo i firmatari della lettera, ha
assunto le
fattezze di uno scenario orwelliano, nel quale le relazioni sociali e il
senso di comunità sono state ferite da paura e sospetti, con danni immediati
sulla salute psichica degli individui. Ma gli effetti collaterali si faranno
sempre più presenti nel lungo periodo.
L’isolamento e le sue ripercussioni
A segnare maggiormente la vita
quotidiana delle persone è stato l’isolamento, affermano i 700 esperti: «l’isolamento
è da sempre associato a conseguenze sul piano psichico e somatico che
comportano una caduta sulle possibilità di resilienza e di corretto
funzionamento del sistema immunitario. Siamo esseri viventi con una natura
intrinsecamente relazionale, indispensabile per un vivere salubre». E i sintomi
sono già presenti nella popolazione: «Molteplici survey ed osservatori clinici
hanno rilevato un aumento dei sintomi depressivi nella popolazione, che variano
da un umore depresso difficilmente contenibile alla perdita di motivazione, dal
senso di affaticamento fisico e cognitivo a sentimenti di autosvalutazione».
Riguardo gli effetti della quarantena, gli psicologi si sono basati anche su una
ricerca effettuata dall’Università degli Studi dell’Aquila, l’Università di
Roma Tor Vergata e il progetto Territori Aperti nell’aprile
scorso. Tutto ciò, ricordano i firmatari della lettera, ha pesanti ricadute sul
sistema immunitario che, indebolito, espone il soggetto a nuove patologie.
Una comunicazione di dubbi e paure
Non sono mancate poi le contraddizioni
nelle comunicazioni ufficiali, ricordano gli psicologi, con episodi «di censura
di punti di vista autorevoli, ma non riconosciuti dal mainstream». Un clima
sempre più incerto, che ha visto «la progressiva concretizzazione di scenari
orwelliani», nel quale ha prevalso e continua a prevalere la paura, unita al
sospetto verso l’altro, con episodi di vera e propria «sospettosità paranoide
nei confronti degli altri, come “portatori di malattie” e untori». In questo
scenario, il prezzo più alto è stato pagato dalle persone sole e dai bambini:
nei confronti di questi ultimi infatti l’Oms ha suggerito «l’utilità
dei videogiochi per far trascorrere il tempo ai più piccoli o da idee
di rientro inaccettabili come l’uso di braccialetti elettronici per il
distanziamento o, ancora peggio, soluzioni a lungo termine di
video-educazione».
Non si salva neanche il protagonismo di una certa visione
della scienza: «Il metodo di ricerca scientifico presentato è un decadente
scientismo», scrivono gli psicologi, «attraverso il quale viene imposto
all’opinione pubblica la mitologica idea di scienza in grado di offrire
soluzioni matematiche e risposte a tutto, piuttosto che riconoscerne con onestà
intellettuale i reali limiti e le incertezze».
Pericolo pensiero unico?
Sulla strada da percorrere per uscire
da questo loop i 700
psicologi non hanno dubbi: occorre superare la «devianza comunicativa»
che è cresciuta assieme alla paura. «Allo stato attuale l’espressione di
un’opinione non accettata dal mainstream non appare praticabile senza
ritorsioni, minacce o pubbliche gogne mediatiche», scrivono nella lettera
aperta. «Una voce dissonante viene inevitabilmente bollata come fake news
o complottismo, immediatamente aggredita e processata non attraverso seri e più
che leciti dibattiti ma con ostracismo radicale a priori dal sistema mediatico,
negando ogni forma di dubbio o di pensiero alternativo, a costo della menzogna
o della delegittimazione personale». Non è infatti possibile appellarsi al
senso di responsabilità del singolo individuo quando «lo si spinge di
fatto verso gravi scompensi psicopatologici».
Mentre si torna a dibattere della
possibilità di un nuovo lockdown in autunno, i 700 psicologi e psichiatri
avvertono: «Allo stato attuale ci sono tutti i presupposti per poter
individuare gli elementi in gioco di una forte manipolazione psicologica delle
masse da parte di una visione, un pensiero e un approccio alla vita dominante
che cerca di imporsi come unico e indiscutibile». La palla passa quindi al Governo,
al quale i firmatari chiedono: «di riportare al centro l’idea del cittadino
come essere vivente con qualità e necessità fisiche, psichiche e spirituali,
innalzandolo dal livello di mero consumatore in cui è decaduto».
(Image by Noah Silliman from Unsplash)
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