lunedì 13 luglio 2020

La Chiesa e il pericolo di uno scisma

La Chiesa cattolica si è ammalata. È successo nel 2013, quando, stravolgendo una storia bimillenaria, papa Benedetto XVI ha rinunciato al ministero petrino. È successo quando, dopo un conclave inedito e discusso, dalla loggia di San Pietro si è affacciato papa Francesco, e alla folla che lo acclamava ha detto: «Per favore, pregate per me». In quel preciso istante, forse proprio dalla finestra aperta sulla piazza gremita, è entrato un virus nuovo, per il quale Oltre Tevere non esistono anticorpi. 

Non è infatti una malattia esterna, come il comunismo per Giovanni Paolo II, o il modernismo per Pio IX, o il relativismo per Benedetto XVI. Nella storia, la Chiesa si è spesso posta come medico nei confronti di una società via via sempre più indifferente alle radici cristiane. Questa volta però il medico si è ammalato. E non se ne è accorto. 

Immagine di San Pietro a Roma che si specchia nel Tevere di notte

La radiografia è la foto del primo abbraccio fra papa Bergoglio e il papa emerito Ratzinger. Lo iato tra i due, al di là dell’affetto, è immenso. Basta rileggere i discorsi di papa Benedetto XVI nei quali, attraverso una sottile costruzione teologica e filosofica, Ratzinger sostiene la complementarietà di fede e ragione sulla scia della tradizione patristica, e poi porvi accanto “Laudato si'”, l’enciclica con la quale papa Francesco affronta il tema dell’ecologia partendo da attività quotidiane come la raccolta differenziata. Una distanza che si è riflessa sulla comunità dei credenti e sulle gerarchie. Ogni dichiarazione a braccio, ogni documento, ogni sinodo il virus si diffondeva, e i sintomi si facevano evidenti. 

Il primo fu Antonio Socci, che diede alle stampe “Non è Francesco”, un libro nel quale il giornalista mette in dubbio la validità del conclave. Pochi mesi dopo Aldo Maria Valli, storico vaticanista Rai, espresse pubblicamente le sue perplessità sul magistero del nuovo pontefice. In costante crescita poi testate e blog che fanno della nostalgia di Ratzinger e Ruini il motore della linea editoriale. Come La nuova Bussola Quotidiana, diretta da Riccardo Cascioli, che richiama attorno a sé un numero sempre maggiore di voci critiche nei confronti del papa regnante. Il virus insomma un nome ce l’ha, ma nessuno ha il coraggio di pronunciarlo: scisma. Uno scisma de facto, senza le guerre e le scomuniche del passato, ma capace di fratturare i cattolici. 

Se riproporre lo scontro progressisti e conservatori applicato un tempo a Giovanni Paolo II e Carlo Maria Martini è fuorviante, certo è che la presa di posizione del cardinal Gualtiero Bassetti ha squarciato il velo del tempio: «Se la Chiesa cattolica è troppo stretta, si facciano altre scelte». Nelle parole del presidente della Cei c’è l’implicita ammissione di una malattia tutta interna alla Chiesa, una malattia degenerativa che rimane ad oggi senza cura. 


(Image by Julius Silver from Pixabay)

2 commenti:

  1. Penso che lei non conosca o non voglia citare chi ha avuto il coraggio di affermare che lo scisma è in atto e che a ad averlo compiuto è proprio chi governa oggi la Chiesa in rottura palese con il Magistero di sempre. Inoltre Modernismo e Relativamismo non sono affatto pensieri esterni alla Chiesa, le eresie sono peccati contro la Fede, dunque commessi da chi è battezzato. Faccia una comparazione tra la vita di qualsiasi Santo e ciò che oggi si fa passare per Misericordia e comprenderà che la causa dello scisma in atto è un antimagistero, un antivangelo, un' antitradizione, ossia c'è un'antichuesa che ha aperto le porte all'anticristo. Non è una questione di stile, non è cambiando il colore delle scarpe che da rosse a nere, non è portando da sé la propria borsa, non è pubblicizzando sé stessi che si è Pastori che puzzano di pecore, lo si è quando il gregge viene curato e si fa di tutto affinché dal puzzo del peccato si acquisisca il profumo della Santità, ottenuta dal Sangue di Gesù Cristo sulla Croce. Il linguaggio del vero Pastore è: "sì sì, no no, il fi più viene dal Maligno", checché ne pensi il generale dei gesuiti che ha affermato: "Ai tempi fi Gesù non c'era il registratore".
    Preghiamo e pentiamoci, confessando i nostri peccati, annunciamo la Verità del Vangelo e non solo ciò che di Esso può farci "comodo". La sofferenza delle pecore è enorme, perché avverte che il Pastore non ha la "voce" di Gesù Cristo, ma ha un altro suono.

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  2. È un grande segno dei tempi, in quanto la Chiesa è figlia del tempo eterno di Dio e del tempo storico dell'umanità. Aveva ragione la Madonnina che nella Rivelazione di Amsterdam aveva chiesto un nuovo Dogma, Corredentrice del Figlio e Mediatrice di tutte le grazie. Molti Pontefici hanno fatto silenzio, il teologo Ratzinger disse che non ce n'era bisogno, papa Francesco è troppo confuso. Attendiamo

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