«Il 1° maggio avverrà l’affidamento dell’Italia alla protezione
materna di Maria, venerata a Caravaggio, perché sostenga tutti nella fiducia,
nella speranza e in un rinnovato amore. A Lei chiediamo il dono di uno sguardo
sapiente così che, dopo tanto dolore e sofferenza, si aprano prospettive di
speranza e di gioia». Venerdì 24 aprile i vescovi lombardi si sono riuniti in
videoconferenza per affrontare il tema delle Messe con concorso di popolo nella
fase 2.
Il messaggio dei vescovi lombardi
I vescovi hanno pubblicato poco fa un comunicato, dal titolo “Non di solo pane vivrà l’uomo…”, nel quale si fanno
ancora una volta vicini alle loro comunità, senza nascondere però che le sfide
per tornare a celebrare con i fedeli rimangono molto complesse. Nel comunicato
infatti, non ci sono ricette facili o soluzioni immediate, al posto delle quali si trova l’affidamento
fiducioso alla Madonna di Caravaggio. Attraverso il comunicato, i vescovi: «vogliono rinnovare il loro
grazie ai medici, agli infermieri, al personale sanitario, alle forze
dell’ordine e a tutti coloro che, in modo diverso, hanno aiutato e sostenuto
tutti in questi mesi».
La sospensione delle Messe con concorso di popolo, che
in Lombardia è in vigore dal 23 febbraio scorso, è stata una decisione
inedita e sofferta, che non ha mai voluto essere una fuga dalla celebrazione
viva e comunitaria della fede. I vescovi lombardi: «esprimono una intensa e
affettuosa vicinanza alle molte famiglie provate dal dolore per la morte in
solitudine dei propri cari. Hanno celebrato e pregato per i loro defunti, così
come hanno pregato e pianto la morte di tanti preti, vero cuore pulsante di comunità
generose».
Le Messe con concorso di popolo sospese
A fronte di pochi casi di egoismo, la maggioranza assoluta delle comunità sta rispettando le regole
dettate dal governo e dalla Conferenza episcopale lombarda, sopportando il
digiuno eucaristico. Un digiuno doloroso, dal quale però hanno iniziato subito
a fiorire nuove speranze, come la partecipazione straordinaria ai momenti di
preghiera e alle Messe trasmesse in tv e sui social. La comunione dei santi
oggi è più viva e reale che mai, e sembra accompagnare con rasserenante fiducia
questo difficile momento di transizione. La meta è ancora sconosciuta, ma nessun
fedele è solo.
Cosa succederà adesso? Così scrivono i vescovi lombardi: «Ora è
tempo di guardare al futuro. Per i mesi che verranno si fa più evidente che
occorre offrire un pane necessario per vivere, un pane senza il quale l’uomo e
la società tutta va incontro alla morte. Per poter donare all’uomo il pane che
fa vivere è necessario che, nel pieno rispetto delle norme sanitarie che devono
valere per tutti i cittadini, ci sia una ripresa della vita liturgica. E questo
a partire dall’eucarestia e dall’accompagnamento a quel momento così umano e
doloroso che è la morte di una persona cara».
La fase 2
Come tutto questo potrà prendere
forma? La diocesi di Milano ha lanciato una raccolta di proposte da parte dei fedeli; è possibile partecipare con le proprie osservazioni scrivendo a fase2@diocesi.milano.it. Occorreranno
indicazioni chiare e comuni a tutte le parrocchie, volte a consentire dopo così
tante settimane la partecipazione alle Messe.
Nella speranza che rimanga viva
la proficua collaborazione fra Conferenza episcopale lombarda e autorità
civili, una collaborazione che in futuro sarà sempre più importante, basti pensare alla possibilità di celebrare le Messe all’aperto, magari su suolo pubblico.
Senza dimenticare che ogni sforzo, ogni sacrificio è volto a tutelare chi è più
fragile e più esposto al contagio. Isolati, ma non soli.
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